10 vittorie al TT su 136 partenze, 8 vittorie alla North West 200, 18 all’Ulster GP, 3 al Classic TT, 32 alla Southern 100, 141 all’Oliver’s Mount. Due curve a lui dedicate a Dundrod e a Scarborough.
Ma dietro a questi numeri, seppur impressionanti, si cela la storia di un pilota, di un uomo, che ha dedicato la sua
vita alle corse su strada stabilendosi come uno dei nomi più noti, longevi e vincenti delle road races.
Oggi, però, dopo quattro decenni di attività, Ian Lougher annuncia il suo ritiro. Nato a Bonvilston (Galles) nel 1958, esordisce all’isola di Man nel 1983 con un terzo posto al Manx GP dietro a Robert Dunlop e Steve Hislop. La prima vittoria arriva nel 1990, nella Junior TT, gara in cui “Lucky” Lougher fa segnare un nuovo record (117.8 mph) che rimarrà imbattuto per ben 9 anni.
Da lì il suo nome si fissa saldamente tra i big delle road races, cavalcando varie epoche, duellando con innumerevoli avversari e dividendosi tra l’attività di pilota e quella di team manager della sua squadra ILR.
L’ultimo podio è arrivato proprio lo scorso agosto, nella Lightweight Classic TT, ma nonostante la grinta, il talento e i risultati, è ora giunto per Ian il momento di appendere il casco al chiodo.
Queste le sue parole, che riportiamo testualmente:
“Ho pensato a lungo al ritiro ma ho tenuto questa cosa per me per qualche anno. Non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con mia mogie Asa, finchè non ho preso la decisione definitiva. Pensavo mi avrebbe portato sfortuna altrimenti, sono un po’ superstizioso su certe cose.
In realtà mi ero già ritirato parzialmente alla fine del 2013, dopo l’incidente fatale del mio amico Yoshinari Matsushita al TT. A quel tempo ero stanco, soprattutto gestendo anche il mio team ILR (o Blackhorse Kawasaki come veniva chiamato allora).
In quel periodo eravamo secondi e terzi nel BSB Superstock 1000 championship con Filip Backlund e Victor Cox ed eravamo anche il team ufficiale Kawasaki UK. Ero preoccupato di poter perdere la concentrazione in gara dato che ero super impegnato con il team e pieno di lavoro.
Sono tornato a correre nel 2016 quando Suter mi ha chiesto di gareggiare con la loro moto al TT. Non potevo assolutamente rinunciare… Era l’ideale per me, una 576cc due tempi a iniezione.
Ma anche dopo il 2013 avevo comunque intenzione di correre al Classic TT, ma per farlo devi ottenere una Mountain Course Licence e per averla devi presentare sei risultati di gara, perciò la gente mi vedeva correre a Scarborough o altri posti e alcuni mi dicevano “Pensavo ti fossi ritirato!”.
Ho corso a Tandragee a giugno di quest’anno e mi sono divertito, ma sono passati 20 anni dall’ultima volta che avevo corso lì e in condizioni meteo incerte non avevo proprio il passo che avrei desiderato.
Comprensibilmente, la gente mi vede come un real road racer, ma sono anche molto fiero di quello che ho ottenuto in pista e finire 2° (per due punti) e 3° nel 1998 e 1989 nel125cc British Championship rimarrà per sempre uno degli highlight della mia carriera.
Ho sempre detto che avrei continuato fino a quando sarei stato competitivo, non sono uno che vuole fare presenza in fondo al gruppo.
Ora ho 62 anni e onestamente non sono preoccupato o nervoso scendendo verso Bottom of Bray Hill o in posti del genere a 140mph, ma non puoi continuare per sempre e non voglio più sottoporre il mio vecchio fisico a tutto questo.
Ho un bel po’ di acciacchi, soprattutto alle ginocchia, anche se a dire la verità non sono caduto molto… forse sono stato solo fortunato!!!
Detto questo, dato che proseguirò come team manager sarò ancora coinvolto e ci sarà magari l’opportunità di rimettere la tuta per fare qualche giro qua e là, per dei test ovviamente!
Seriamente, comunque, sono soddisfatto perchè ho sempre cercato di circondarmi delle persone giuste, delle moto giuste, e di tutte le cose che servono a farti sentire il più sicuro possibile in questo ambiente.
Sono felice e onorato di aver gareggiato contro molti grandi piloti e di aver incontrato persone fantastiche nei vari paddock del mondo. Non molte persone hanno la possibilità di dirlo.
Ma, va ammesso, ci vuole anche molta forza di volontà e determinazione per raggiungere tutto questo… Correre è letteralmente stato la mia vita.
In chiusura, vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato in questo mondo delle corse. E devo chiedere scusa a tutti i miei cari, perchè come pilota devi essere a volte egoista. Probabilmente lo sono stato, probabilmente lo sono ancora, sono una vera spina nel fianco con cui vivere!”



