Milanese, classe 1976, una grande esperienza nel mondo delle due ruote come tecnico elettronico: Christian Moretti ha lavorato con piloti quali Carlos Checa, Sylvain Guintoli, Leon Camier, Michael Rutter, Martin Jessopp, cambiando spesso ambiente.
Dal 2006 al 2009 è nel BSB con il Team GSE Racing; nel 2010 passa al Team Althea nel Mondiale Superbike; nel 2011 è con Riders Motorcycles di nuovo nel BSB e nelle Road Races; il 2012 segna il ritorno al Mondiale Superbike con Liberty Effenbert, mentre alla NorthWest 200 e al Macau GP è ancora con Riders Motorcycles. In questa stagione 2013 è al fianco di Max Neukirchner nel Mondiale Superbike. Christian ci racconta ora le sue impressioni su questi tre “mondi”, così diversi e così affascinanti, ognuno a modo suo.
Hai lavorato come elettronico in tre ambienti motociclistici differenti: BSB, Road Races e WSBK. Quali sono le principali differenze, i pro e i contro? Ce n’è uno che preferisci tra i tre?
La differenza più grande la noti nella vita del paddock. Sia nel paddock BSB che alle Road Races l’ambiente è molto accogliente ed è molto semplice fare “amicizia” con le persone che lavorano all’evento. Sia che si parli di vicini di box (era normale trovarsi la sera al pub per bere una birra con il team avversario), sia con le persone che lavorano per l’organizzazione. Nel paddock del mondiale invece l’impatto è molto diverso. A meno che tu non abbia già amici nel paddock, i primi tempi sei guardato come un alieno e anche solo ricevere un “buongiorno” è un evento raro.
Oggi come oggi mi viene difficile dire quale preferisco, perché la scorsa stagione ho avuto la fortuna di lavorare con persone con le quali ho instaurato una bella amicizia e quindi anche il paddock del mondiale è diventato come una seconda casa. Se però devo sceglierne uno in particolare direi quello del BSB – Road Races (quello delle RR è praticamente lo stesso perché chi ci lavora fa normalmente il BSB).
In effetti si sente dire spesso che l’ambiente delle corse su strada sia più rilassato e i rapporti tra i piloti siano migliori. Secondo te sono i soldi che fanno la differenza?
È sicuramente un ambiente più rilassato e lo vedi soprattutto dal fatto che spesso quasi tutti i piloti si siedano intorno allo stesso tavolo per scambiarsi consigli o pareri. Non credo che la cosa sia legata ai soldi perché i “Top” delle Road Races guadagnano molto di più rispetto ai “medio classifica” del mondiale. Credo sia una questione di ambiente dove sono cresciuti i vari piloti. Se si guarda al gruppo di piloti inglesi nel WSBK si può notare come se le diano di santa ragione in pista ma alla fine della sessione passino la serata assieme o addirittura facciano le vacanze assieme.
Se le Road Races ottenessero maggiore visibilità, secondo te verrebbero a mancare questa componente “familiare” e il clima più rilassato? Perderebbero le loro peculiarità?
Non penso che questo possa accadere. Nel Regno Unito le Road Races sono molto seguite, hanno la diretta tv e più telespettatori della MotoGp. I piloti sono considerati degli eroi già adesso ma nessuno di loro si comporta come un divo di Hollywood.
Cosa rispondi a chi dice che le corse su strada andrebbero abolite per la loro pericolosità?
“Motorsport can be dangerous…”. Questo si legge ovunque negli autodromi inglesi e questo a prescindere che ci si trovi a Silverstone oppure al TT. Certo le gare su strada potenzialmente sono più pericolose ma anche le gare su pista non sono partite a carte. Basti pensare al povero Simoncelli o a Lascorz solo per ricordare i casi più conosciuti. E a chi dice che le Road Races sono pericolose soprattutto per spirito di emulazione, dico che probabilmente non è mai andato in moto e che seguendo lo stesso ragionamento si dovrebbero abolire i Rally o qualsiasi altro evento a motore…
Pensa ad un pilota attuale del mondiale Superbike e mettilo sul tracciato del TT, o della NorthWest 200. Come lo vedi? Saprebbe piazzarsi bene secondo te?
Forse gli unici che posso pensare su quei tracciati sono Haslam, Lowes o Jonathan Rea ma tutti e tre li vedrei in bella difficoltà nei confronti dei mostri sacri delle Road Races!
Parlaci del tuo pilota nelle Road Races, Martin Jessopp, sicuramente un grande talento. Come mai lo scorso anno ha sfigurato nel mondiale Supersport?
Martin l’anno scorso scendeva da una moto che gli calzava ormai a pennello (la Ducati 1198 RS) ed è salito su una Supersport che richiede uno stile di guida totalmente diverso e forse anche perché il team purtroppo non è riuscito ad infondergli la necessaria motivazione per poter fare bene.
Lo vedremo al TT prima o poi?
Difficile dirlo. Lui oggi non sembra troppo convinto ma secondo me se ricevesse una bella offerta, magari tra le moto elettriche, secondo me potrebbe anche convincersi.
Quest’anno Martin ha cambiato moto, lasciando la Ducati per la BMW. Lo seguirai ancora alla NorthWest e a Macao? O sei legato a Ducati?
Purtroppo no, ho un contratto con Ducati e quindi non posso. Farò comunque il tifo per lui e per la sua squadra perché sono dei buoni amici.
Qual è il tuo ricordo più bello per ognuna delle tre categorie in cui hai lavorato?
Nel BSB tra il 2006 ed il 2009 abbiamo vinto tanto e quindi i ricordi belli sono molti. Forse però la cosa che più ricordo con piacere è stato l’incontro con il Team Manager del team GSE Racing, Mr. Colin Wright. Nelle Road Races sicuramente è la doppietta in qualifica fatta alla NorthWest200 del 2011: il primo giorno eravamo molto indietro (sia con Rutter ma soprattutto con Jessopp) nei confronti di Seeley, ma il giorno della qualifica abbiamo piazzato tutte e due le moto nei primi due posti. Nel WSBK invece è stata la vittoria in gara 1 ad Assen lo scorso anno (di Sylvain Guintoli, ndr).
Qual è la gara (intesa come evento) più bella? Quella per la quale parti molto volentieri?
Sicuramente Macao!
Ti piacerebbe partecipare con un team anche ad altre Road Races? Se sì, quale in particolare?
Sì, il TT è una gara alla quale sarebbe impossibile dire di no!
(Foto: RoadRacingCore)




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