L’edizione 2016 del Tourist Trophy ha regalato a noi italiani tante soddisfazioni. Stefano Bonetti, Marco Pagani e Alex Polita, i tre nostri portacolori all’Isola di Man, si sono davvero comportati egregiamente, ognuno con obiettivi, meriti e conquiste diverse, ognuno con una storia diversa, ognuno capace di farci esaltare e gioire.
Troppo patriottismo? No, realismo.
In breve, abbiamo assaporato il primo giro di un pilota italiano sotto i 18′ al TT, il ritorno in zona podio di una moto italiana guidata da un pilota italiano, la zampata verso i tempi che contano di un pilota appena arrivato nelle road races e, infine, l’esordio perfetto e cosciente di chi ha tentato questa avventura per la prima volta in carriera.
Un mix di adrenalina e soddisfazioni per il pubblico, magari un po’ meno per i piloti protagonisti. Ma, si sa, il “rider” vorrebbe sempre qualcosa di più…
Partiamo per ordine di anzianità e merito da Stefano Bonetti, già italiano più veloce nella storia al Tourist Trophy e capace di consolidare quest’anno il suo primato con uno schiaffone al cronometro. Il Bonny, operaio 39enne di Castro (Bergamo), ha accumulato ormai una vasta esperienza lungo il Mountain Course, avendo esordito nel 2004 e tornando quasi ininterrottamente ogni anno sull’Isola dei gatti senza coda (fatta eccezione per il 2006 dopo una caduta alla North West e il 2013 dopo il brutto botto di Macao). La sua storia è quella del pilota da strada “pane e salame”, fatto da sè, con pochi mezzi ma tanta manetta e passione. Pluricampione italiano ed europeo Velocità in Salita, Stefano vanta quest’anno 11 partecipazioni al Tourist Trophy, oltre a svariate North West 200 e un invito a Macao finito piuttosto male. Chi scrive era presente sul posto il giorno del brutto incidente di Stefano in Cina e, credetemi, essere tornato più forte di prima dopo l’impatto fisico e mentale con le Armco barriers non è cosa da tutti. Nel 2014 il Bonny ha migliorato il proprio tempo sul giro al TT, segno palese che l’esperienza al Tourist Trophy è fondamentale. Ma le 125.2 miglia orarie di media sono state spazzate via con un clamoroso 126 mph fatto segnare da Stefano nell’ultimo giro dell’ultima gara del TT 2016: al sesto passaggio
del Senior, Bonetti ha consolidato questo suo primato, come a ribadire che “the Italian King of the Mountain” è più in forma che mai! I problemi al setting della Kawasaki Zx-10R Rock’nRoad/Speed Motors riscontrati nella settimana di qualifiche sono stati risolti giusto in tempo per le gare. Primo italiano a sfondare il muro dei 18 minuti al TT, fermando il cronometro a 17’57”238.
Ma non è tutto. Al TT 2016 Stefano Bonetti ha scritto un pezzo di storia avvicinandosi al podio della classe Lightweight (dedicata alle 650cc bicilindriche) con la bellissima moto milanese Paton. La verde S1 del marchio meneghino, costruita dall’amico Lorenzo Carsaniga del Team CCM Motorsport, ha deliziato con il suo sound inconfondibile i migliaia di spettatori dell’Isola, facendo tremare gli avversari e sognare i tifosi italiani piazzandosi già al secondo e terzo posto nelle prove. In gara, però, sono bastati 7 secondi (7 secondi su una gara di oltre un’ora) per mancare il podio: il 5° posto di Bonetti su Paton è comunque un risultato fantastico, storico e commuovente.
Da Bergamo a Brescia: Marco Pagani sigla quest’anno la sua seconda partecipazione al Tourist Trophy e lo fa in modo tale da non passare inosservato. Complici le noie tecniche nelle gare dello scorso anno, a “Phagaci” quest’anno gli organizzatori hanno affibbiato un numero di partenza alto, l’83. Ma più di un sopracciglio si è alzato quando durante le prove, classifiche alla mano, il numero 83 si trovava tranquillamente in mezzo a numeri molto più bassi. Costantemente sopra le 120 mph di media, Pagani ha segnato addirittura un 124.1 mph con partenza da fermo durante gli ultimi giorni di qualifiche. Ma la sfortuna pare essersi affezionata al camionista 34enne di Cazzago San Martino, colpendo il motore della sua nuovissima BMW S1000RR Superbike
(motore comunque originale), lasciando Marco senza scelta se non quella di correre tutte e tre le gare 1000cc con la Superstock. Interessanti le facce al Race Office quando, alla richiesta del cambio moto per la gara Sbk da parte di Pagani, gli organizzatori hanno esitato di fronte all’alto numero 83. “Bisogna vedere se ti sei qualificato ragazzo…. Che media hai fatto?”. 124. “Come, scusa?”.
Pilota non professionista, abituato al gomito a terra al Mugello, Pagani ha deciso di dare una svolta alla sua vita motociclistica nel 2014, debuttando all’Isola di Man al Manx Grand Prix e diventando subito il miglior esordiente italiano di sempre sul suolo mannese. Una formalità dunque passare al Tourist Trophy l’anno successivo e poi di nuovo nel 2016. Le gare di quest’anno non sono state per Marco all’altezza delle prove, con troppi nuovi problemi di setting e gomme. Ma il TT è così, “one shot”, si deve aspettare un anno intero per riprovarci, e ai piloti questo può fare male. Ma da appassionati non possiamo che gioire di fronte alla veloce progressione di questo ragazzo super privato che, proprio come Bonetti, si è fatto totalmente da sè, senza agevolazione alcuna. Da sottolineare l’apparizione di Pagani durante il Senior TT in sella alla sua Stock S1000RR con gli oltre 150 nomi dei suoi supporters, metaforicamente con lui sul Mountain sulla “carena nomi”.
Last but not least, l’attesissimo newcomer Alex Polita. La storia del “pirata” è un po’ diversa dalle precedenti, poiché Alessandro
è un pilota di professione che ha militato nel Mondiale Superstock, nel BSB, nel CIV, nel mondiale Endurance. Quest’anno la sua attenzione si è rivolta invece alla sfida motociclistica più ambita e temuta e, dopo un iniziale coinvolgimento con l’ex team manager di Alessio Corradi, Roberto Antonellini, Polita è sbarcato ad Ellan Vannin nientemeno che con il Team Penz13.com. Una squadra d’esperienza, di proprietà dell’ex pilota tedesco Rico Penzkofer, due compagni di squadra che rispondono ai nomi di Gary Johnson e Danny Webb. Insomma, l’occasione d’oro di poter fare subito bene con una squadra già collaudata sul posto e una BMW S1000RR ottimale. Ma, nelle road races, ci vuole ben altro che un mezzo a puntino. Ci vuole testa, metodo, calma, studio. La manetta non basta. E Alex si è dimostrato assolutamente all’altezza della situazione.
Prima della sua partenza si sprecavano le scommesse su di lui: andrà forte? si farà intimidire dal tracciato? riuscirà a qualificarsi? riuscirà ad arrivare tra i primi? Abbiamo sentito davvero di tutto e di più. E il primo approccio Alex lo ha preso davvero con le pinze, guardingo, di poco sopra le 100 miglia orarie di media, ammettendo una certa difficoltà ad imparare il tracciato soprattutto nei tratti di paese. Ma poi, inesorabile, instancabile, Polita ha inanellato giri su giri, compiendo quel perfetto apprendistato step by step, dimostrando forza mentale, testa, passione. E arrivando alle 120mph nel sesto giro del Senior TT. Secondo newcomer più veloce in questa edizione. Fantastico. E le novità per lui non finiscono qui, ormai avvinghiato in questo mondo magico che ti affascina, ti strega, ti lega a sé in un abbraccio dolceamaro al cui richiamo difficilmente si riesce a sfuggire.
E ti viene voglia di tornare. Subito. Di nuovo.
Road races. What else?
*Un ringraziamento per le foto a Denis Pian, Bob Derrick e Max Revs.




Davvero bravissimi !
Io ritengo che un incidente in pista, dolo premeditato a parte, non abbia mai colpevoli. Un incidente può succedere, nel motorsport è inevitabile, in un certo senso gli incidenti anche gravi servono x migliorare la sicurezza e trovare falle nel sistema “corse”.
Detto questo mi fa strano vedere i fratelli Polita: lui partecipa a una corsa dove se sbagli probabilmente muori o ti farai molto male, lei (se non ricordo male) fa causa al circuito dove ha avuto l’incidente.
Due modi opposti di intendere il motociclismo!
Romeo, sono due situazioni completamente diverse.
Alessia ha avuto un incidente in un circuito omologato ed in un punto dove gli air fence sono posizionati SOLO per le gare mondiali, mentre per le gare normali e test no. Ci fossero stati, molto probabilmente avrebbe salvato le sue gambe. Non ha tutti i torti a fare causa.
Alex ha accettato la sfida, sapendo i rischi che correva. Punto.
Piuttosto, sono i loro genitori che devono avere le coronarie forti…
Nel 95% dei casi se si cade ha sbagliato qualcosa il pilota e l altro 5% per guasto…almeno questo in pista…questo si diceva negli anni 80/90 nel motomondiale …io comunque spero di rivederli tutti e 3 (magari con aggiunta di altri italiani…) l anno prossimo per farci godere con la loro manetta!!! Veramente fantastici!!!
I nostri ragazzi sono stati fantastici, tutti e tre. Stefano e’ entrato nella storia di diritto e con grande merito, Immenso. Marco ha fatto vedere quanto manico e quanta testa ha, nonostante le noie alla moto e solo al suo secondo tt ha mostrato doti davvero al di fuori del comune. E Alex ha avuto una curva di apprendimento sorprendente, grande pilota davvero, ha esordito in maniera spettacolare. Mi hanno fatto emozionare tantissimo tutti e tre. Non vedo l’ora di rivederli nel 2017. Bellissimo articolo.
Bravissimi tutti!
Io c’ero (a vedere, ovviamente) e confermo tutto!!!! Tre bei prospetti di gran cuore e passione ci siamo finiti a vociargli a Braddan Bridge, a Bungalow, a Quarter Village e dal Grand stand, suscitando la curiosità dei vicini anglosassoni… e la Paton… Meravigliosa! La potesse vedere e sentire l’indimenticato Giuseppe ne sarebbe orgoglioso ed anche un certo Hailwood…..
Ma quanto manca all’edizione 2017…