Dopo 10 anni esatti di onorato servizio, il TT Zero verrà escluso dal programma del Tourist Trophy 2020 e 2021. O, sarebbe meglio dire, dopo 10 anni passati quasi in sordina…
Se in altri ambienti si stanno investendo grosse somme di denaro per le competizioni a emissioni zero, all’Isola di Man verrà fatto un passo indietro, o piuttosto, uno stop per poi riprendere eventualmente con maggior seguito e coerenza.
Il tracciato del Mountain ha ospitato per la prima volta una competizione di moto elettriche nel 2009, una sorta di gara sperimentale chiamata TTXGP, organizzata da un promoter esterno e vinta da Rob Barber. Dall’anno successivo il governo dell’isola decise di creare una propria “zero emissions class” ed ecco il TT Zero, che pur componendosi di un solo giro secco del Mountain Course aveva lo stesso identico valore di una qualsiasi altra gara al TT.
L’edizione inaugurale del TT Zero fu vinta dall’americano Mark Miller su Moto Czysz, mezzo dall’evidente superiorità rispetto ai più “acerbi” concorrenti: Miller rifilò ben 2 minuti a Rob Barber, secondo classificato. Nel 2011 il californiano non riuscì a replicare, avendo come compagno di squadra nientemeno che Michael Rutter, che si aggiudicò la seconda edizione nella storia del TT Zero. Doppietta di Moto Czysz, che dal 2012 dovette però fare i conti con una new entry, un concorrente che avrebbe dato del filo da torcere: Mugen Shinden fece il suo esordio tra le elettriche al TT con John McGuinness, che riuscì a piazzarsi al secondo posto dietro a Rutter e davanti a Miller.
Il dominio di “The Blade” Michael Rutter proseguì anche nel 2013, quando Moto Czysz si aggiudicò la quarta vittoria consecutiva in 4 anni di gare. Alle spalle di Rutter ancora John McGuinness su Mugen, che avrebbe poi dominato le edizioni successive 2014 e 2015.
Impressionante l’avanzamento tecnologico nella categoria delle elettriche: dal picco di 96.82 mph di media nel 2010 si è passati alle 109.675 mph nel 2013 fino alle 119.279 mph fatte segnare nel 2015 da McGuinness (ovviamente con partenza da fermo, trattandosi di un solo giro di gara). “McPint” fu rallentato però da un problema nel 2016, consegnando la vittoria al compagno di squadra Bruce Anstey.
Il 2017 vide un cambio di lineup forzato, con Guy Martin ad affiancare McGuinness; Mugen diede il benservito ad Anstey, che però fu prontamente richiamato dopo il forfait di “McPint” a causa dell’incidente alla North West. Il TT Zero 2017 vide la vittoria proprio del “Kiwi” (con Guy secondo) con un giro a 117.7 mph.
Infine, il 2018 ha segnato l’agognato abbattimento del “muro” delle 120mph, con Rutter vincitore sempre su Mugen alla media di 121.824 mph. Secondo posto a sorpresa per un progetto universitario con sede a Nottingham, con l’elettrica guidata dall’inglese Daley Mathison anch’egli sotto al precedente record con un 119.294; terzo posto per Lee Johnston a sole 105.566 mph, addirittura dopo essersi fermato lungo il tracciato per degli aggiustamenti, ripartito e arrivato a podio con la sua Mugen.
Infine, il 2019, con il nuovo strabiliante record di Michael Rutter su Mugen a 121.91 mph di media!
Una sfida ad armi totalmente impari quella del TT Zero, categoria che vede da sempre meno di 10 partecipanti al via (talvolta meno di 5), terreno di scontro tra un colosso come Mugen e progetti ben più modesti spesso di stampo universitario. Persino il nostro Carlo Gelmi, Team manager lecchese, si stancò di questa situazione e rinunciò a far correre la sua R6E Vercar Moto all’Isola di Man. Nel tempo, poi, sono andati persi progetti come Moto Czysz (dopo la scomparsa del proprietario Michael), Victory (dopo la chiusura del marchio da parte del colosso proprietario Polaris), Sarolea (per progetti concomitanti). Rimangono dunque, oltre al colosso Mugen che ci investe milioni di sterline, solo piccole realtà universitarie.
Il governo dell’Isola di Man ha quindi preso la decisione di fermare tutto almeno per due anni e intraprendere un dialogo con Case e Team per cercare di sviluppare la categoria, che ha visto tra l’altro un calo clamoroso delle partecipazioni nelle ultime edizioni.
Non si tratta dunque di una totale cancellazione dell’evento perché, come qualcuno pensa, “le moto elettriche sono inutili, le moto elettriche non divertono”. E’ piuttosto uno stop per non proseguire una situazione che, da sola, stava certamente andando alla deriva, con differenze troppo nette tra un grande colosso e piccole realtà universitarie. E con conseguenti problemi organizzativi: non era difficile, nel paddock, percepire il malcontento di piloti che vedevano ridursi le prove delle altre cilindrate per lasciare spazio al giro secco di (a volte) 2 o 3 moto elettriche…
La situazione cambierà, afferma il governo, che si impegna a dare vita ad una serie di incontri all’isola di Man già dall’inizio del 2020.
E a voi, in questi due anni, le elettriche del TT Zero mancheranno?
Avendolo seguito dalla prima edizione, dico ERA ORA.
No, non mi mancheranno assolutamente…. 😜
L’elettrico (che piaccia o meno) sarà il futuro, sia per le auto che per le moto… Comunque così si perde un’occasione di “crescita” in questo settore. Certo il TT vive su altre emozioni, ma personalmente credo che gli organizzatori abbiano voluto, con questa classe, mantenere il passo coi tempi a dimostrazione di una lungimiranza forse non apprezzata da tutti. Più che l’aspetto agonistico andrebbe sottolineato quello “pionieristico” e non è poco! Il TT deve guardare avanti, se vuole sopravvivere.
Concordo con te Luca!