Se dovessimo scegliere una parola per descriverlo, “poliedrico” potrebbe essere il termine giusto: pista, salite, corse su strada all’estero, ed ora anche endurance.
Lui è Federico Natali, toscano di Marina di Massa, classe 1979, uno dei pochi italiani ad aver partecipato al Manx Grand Prix dell’Isola di Man. Dopo alcuni anni nelle salite italiane del CIVS e qualche esperienza in pista (Michelin Cup e National Trophy), Federico ha deciso nel 2013 di compiere “il grande salto” verso le road races all’estero. E non una road race qualunque. Con la GSX-R600 del Team Onbike Service, “Nat” ha disputato il suo primo Manx GP cogliendo un 22° posto nella gara riservata ai Newcomers. Ha poi replicato l’esperienza lo scorso anno nelle Junior e Senior Race (sempre su GSX-R600, ma questa volta con il supporto di Suzuki Italia) e nella Supertwin Race con la bella Gladius by Rosmoto. Qualche inconveniente tecnico, ma soprattutto i postumi della brutta caduta alla precedente Carpasio-Prati Piani, hanno impedito a “Nat” di migliorarsi sul Mountain Course, rientrando comunque tra i pochi meritevolissimi piloti che hanno percorso con successo le 37,73 miglia dello storico stradale dell’Isola di Man.
Quest’anno i progetti di Natali sono un po’ diversi e non riguarderanno le corse su strada. Lo abbiamo intervistato comunque, per conoscere la sua affascinante avventura.
Federico, qual è il tuo programma per questa stagione 2015? Mi parlavi di un interessante progetto endurance…
Sì, quest’anno parteciperò al Campionato Mondiale Endurance con il Team No Limits di Moreno Codeluppi, l’unico team italiano presente nel Mondiale dal 2003. L’equipaggio sarà composto da tre piloti più una riserva. La moto sarà una Suzuki GSX-R 1000 iscritta nella categoria Open.
Come mai nessuna road race quest’anno?
In realtà all’inizio si era parlato di partecipare alla North West 200, poi il progetto è sfumato e così mi sono concentrato sulla proposta allettante del Mondiale Endurance.
Hai già avuto in passato esperienze di endurance?
Se ci pensi bene correre sull’Isola di Man è già di per sè un Endurance.
Dopo la mia esperienza del 2014 dove ho corso in tre categorie, tra prove e gare, alla fine ho percorso parecchi chilometri. In realtà diciamo che l’unica gara Endurance su circuito non stradale l’ho fatta a Novembre 2014 quando ho partecipato alla 200 Miglia del Mugello con Falaschi. La categoria era la 600cc e i km percorsi solo 320, che rispetto ad una gara del Mondiale non sono poi tanti, però è stata comunque un’esperienza valida, visto che abbiamo terminato la gara sul podio.
Che tipo di allenamento serve per una gara del genere?
Io mi sto allenando come quando mi preparavo per il Manx Gp: tanta bicicletta e tanta palestra con esercizi mirati alla resistenza più che alla forza esplosiva.
Secondo te, quali differenze “mentali” esistono tra l’affrontare una corsa su strada e l’affrontare una gara di endurance?
Diciamo che per quanto rigurda la concentrazione, correre su strada passando tra case, cancelli e salti è differente rispetto ad una gara Endurance su circuito. In pista ci sono più riferimenti visibili e le traiettorie sono più intuitive. Su strada può capitare di trovarsi in due o tre piloti alcune volte, anche se la maggior parte della gara la fai da solo; in pista ci si trova spesso a combattere per una traiettoria in inserimento ed in uscita da una curva. Gli equipaggi iscritti al Mondiale sono circa 55, quindi è possibile incontrarsi spesso durante una 24 ore.
Mentalmente credo sia più facile correre su strada, in quanto devi essere concentrato solo sul ricordarti le curve, mentre in una gara Endurance ci sono molte variabili: il meteo (si corre lo stesso anche se diluvia), il cambio di luce tra il giorno e la notte e ovviamente il traffico elevato.
Tu hai ormai maturato diverse esperienze motociclistiche in carriera. Quale consideri la più emozionante in assoluto?
La mia carriera è cominciata molto tardi, quasi per gioco. Spesso penso alla mia prima gara, ovviamente in salita, correva l’anno 2007. Decisi di smettere di fare lo stupido per la strada a traffico aperto e mi concentrai a correre solo con un semaforo davanti (diverso da quello dell’Aurelia) che mi desse il via. Oggi, ogni tanto mi fermo a pensare e sento che quell’emozione così forte che provavo alla partenza, quando avevo gli occhi puntati sulla prima curva, la marcia dentro pronto a mollare la frizione e dare gasss mi manca molto. Credo di avere all’attivo qualcosa come 60/70 gare , molto poche per uno che corre, ma ho avuto la fortuna in questi anni di diversificare i miei impegni motociclistici.
Ho iniziato e corso in salita fino all’anno scorso, ho partecipato ad alcuni trofei in pista in diverse classi, sono riuscito a correre sull’Isola di Man in 4 categorie diverse ed ora mi trovo catapultato nel Mondiale Endurance e tra un mese circa sarò alla 24 ore di Le Mans. Sinceramente mai avrei pensato dopo quella famosa prima gara in salita di ritrovarmi dove sono… ancora in sella e ancora carico! Credo che ogni tipo di gara in qualsiasi specialità sia emozionante, ma solo se si vive al meglio il desiderio di essere lì. Queste sono le emozioni che fin da piccolo desideravo… e viverle davvero non ha prezzo.
Bellissimo. Hai proprio ragione!
Che tipo di supporto hai per le tue gare, in particolare per questo 2015?
Dopo il successo ottenuto nel 2014 con il format televisivo “Mission on Island” realizzato da Sfida da Bar, che ha coinvolto anche Suzuki Italia, ci siamo tutti impegnati anche quest’anno per dar vita ad un nuovo progetto da riproporre prima sul Web e poi sulla rete televisiva. Questo per far parlare sempre di più delle tante manifestazioni sportive che ruotano intorno al mondo delle moto e per sottolineare la vera natura di questo format, ovvero raccontare come un ragazzo comune possa riuscire a realizzare i propri sogni.
Qual è invece il tuo “sogno motociclistico nel cassetto”, qualcosa che vorresti fare almeno una volta nella vita?
Credo che ti risponderò dopo aver terminato la 24 ore di Le Mans.
A novembre 2013 siamo stati assieme ad assistere al Macau GP. Cosa prova un pilota quando sta “dall’altra parte della pista”? In particolare, cosa provavi vedendo altri piloti sfrecciare tra le Armco barriers? Ci correresti a Macao?
Quando ero piccolo mio babbo mi portava spesso a vedere le gare in circuito, quasi sempre a Imola e soprattutto la F1. Entravamo dall’ingresso della Tosa e nel percorrere il circuito in senso antiorario vedevo sfrecciare la auto verso di me. Ricordo che, seppur eccitato dalle sinfonie degli scarichi che mi avvolgevano, continuavo a ripetermi che avrei voluto essere al volante.
Nel 2013, quando mi trovavo alla curva Lisboa durante le prove del Macau GP, ricordo di aver provato la stessa emozione di quando ero bambino… solo più concreta.
Correre a Macao? Se ti ricordi quando si fece male il pilota del team Ice Valley (Ben Wylie) durante le prove, andai subito a tastare il terreno ai box da Paul Shoesmith. Ovviamente mi mancavano troppe cose, tra cui il nulla osta per correre e fortunatamente Ben ricomparse il giorno dopo e prese il via alla gara. Non ti nascondo che Macao mi ha stregato e poter partecipare in futuro… sì, resta un mio sogno nel cassetto.
Grazie Federico, in bocca al lupo!
Di seguito le tappe del Mondiale Endurance a cui Natali prenderà parte con il Team No Limits:
FIM Endurance World Championship 2015
18-19 aprile: 24 Heures Moto Le Mans
26 luglio: Suzuka 8 Hours
22 agosto: 8 Hours of Oschersleben
19-20 settembre: Bol d’Or







Good luck!
Si, lo ricordo Natali qualche anno fà al CIv Poggio Vallefredda Fr.Isola Liri dove lo incontrai in un alimentari che faceva rosette con mozzarella e pomodoro e mentre eravamo a fare la fila per il pane e lui parlottava con un’altro pilota di una caduta nel CIV.Certo direte tutti ma questo cosa scrive!!
Invece vi dico che quando un pilota del CIV che solitamente non ha molti sbocchi e riesce a fare un Mondiale Endurance degno di un Motociclismo Vero penso che lo abbia meritato.
Saluti