Per molti di noi sarebbe qualcosa di impensabile, impossibile. Ma un rassegnato fatalismo ed un rispetto incondizionato delle scelte altrui sono spesso caratteristica predominante della gente d’oltremanica, nel nostro caso specifico per quanto riguarda l’approccio alle corse.

Da sinistra: Derek Sheils, John Burrows, il figlio di Burrows, Malachi Mitchell-Thomas, Kevin Thomas (foto: Kevin Thomas FB Page)
Non si comporta diversamente Kevin Thomas, padre del talento Malachi Mitchell-Thomas, scomparso prematuramente a soli 20 anni alla North West 200 2016, in un terribile incidente durante la Supertwin Race nel tratto di Black Hill.
Sul colpo, senza illusioni, ponendo fine alla carriera appena accennata di colui che veniva indicato come la nuova stella delle road races.
Stessa sorte era toccata pochi mesi prima al suo grande amico Billy Redmayne, scomparso alla Scarborough Spring Cup: entrambi talenti immensi e giovanissimi, entrambi protagonisti dei Manx Grand Prix 2014 e 2015. Ed il Tourist Trophy 2016 li aspettava a braccia aperte. Ma Billy e Malachi, al TT, non hanno fatto in tempo ad arrivarci.
Kevin Thomas, inglese del Lancashire, era stato al fianco del figlio Malachi sin dall’inizio, dai tempi del Campionato Europeo Supermoto (“Mal” era stato anche invitato a Latina nel 2012 per competere nell’evento benefico della Fondazione Marco Simoncelli, contro piloti del calibro di Max Biaggi e Valentino Rossi) fino all’approdo al Manx GP e alle Nationals, prima con il Team Silicone Engineering (con cui disputava anche il BSB), poi con Cookstown/BE, squadra nordirlandese dell’ex pilota John Burrows.
La perdita di “Mal” è stato qualcosa che ha scosso profondamente il mondo road racing, forse anche perché eco della già dolorosa scomparsa di Redmayne, una ferita ancora troppo fresca. Due speranze spazzate via in così poco tempo, giovanissimi.
Il padre di Malachi aveva però trovato la forza di rimanere a contatto con questa grande famiglia road racing, in particolare con la squadra di Burrows, presenziando all’imminente Tourist Trophy, dove regalava adesivi e vendeva cappellini di Malachi. Ma poi, il buio. La perdita ha iniziato a concretizzarsi in lui e Kevin ha trascorso un periodo molto, molto difficile. Solo.
Chi è rimasto al suo fianco in modo paziente è stato Martin Halsall, titolare del Team Halsall Racing che ha da poco annunciato l’abbandono del British Superbike Championship e l’esordio nelle road races, ingaggiando (al momento) William Dunlop. Martin è stato presenza fissa sin dai funerali di Malachi, compagno di scuola di suo figlio Jordan. E capendo la situazione di Kevin, abituato a vivere nel mondo delle corse e ritrovatosi d’un tratto completamente solo, ha avanzato la sua proposta, chiedendo a Kevin di far parte del Team Halsall Racing.
Una squadra, d’altra parte, che già aveva messo gli occhi su Malachi per un potenziale ingaggio nel BSB e nelle road races, come riporta il Belfast Newsletter. Così Kevin Thomas avrà la possibilità di andare avanti, in qualche modo, comunque coinvolto in quell’ambiente che il figlio amava tanto e che, nonostante l’accaduto, lui stesso non ha smesso di amare.
Un po’ come successe a John Burrows, che dopo il brutto incidente di Jamie Hamilton e la perdita di Malachi con i colori della sua squadra, era stato in procinto di smettere. Ma poi, entrambi ci hanno ripensato. Perché in fondo, Malachi avrebbe voluto così.
North West 200 terribile. Ciao Malachi, le road races piangono la loro stella nascente



