Macao, sabato 18 novembre 2017, ore 15.30, le 8.30 del mattino in Italia. Migliaia di occhi sono incollati agli schermi per seguire live il 51° Macau Motorcycle Grand Prix.
Nel corso del sesto giro, tuttavia, un terribile incidente alla famigerata Fisherman’s Bend porta all’esposizione delle bandiere rosse e all’immediata interruzione della gara. Le telecamere indugiano più volte sui resti della moto schiantatasi contro le barriere e sul corpo esanime a terra, senza casco né stivale. Anche un occhio non troppo esperto avrebbe riconosciuto l’identità del pilota coinvolto, tuta azzurra, Honda nera.
A questo punto, nelle road races scatta un meccanismo apparentemente assurdo e ipocrita, ma che è atto insito in questa cultura, accettato e condiviso. Il nome nel paddock viene a malapena sussurrato, ovunque si attendono comunicazioni ufficiali. Ma purtroppo non è così per tutti. Sul web si scatena la caccia allo scoop, la gara a chi pubblica (o posta, poiché ormai il “giornalismo” è cosa da Facebook) per primo la notizia, il nome, le immagini raccapriccianti dell’incidente. C’è addirittura chi, rinomato giornalista, dall’Italia mi scrive chiedendomi conferma del nome del pilota coinvolto, perché io sono lì, a Macao, ma la brama di dare una notizia non ufficiale ma sensazionale dall’Italia annebbia qualsiasi forma di rispetto.
E, mentre il video del crash inizia a spopolare su YouTube, siti web se ne appropriano facendone articoli, al servizio di quella nostra morbosa voglia di macabro. Personalmente, i video dell’incidente su YouTube li ho visti, tutti, più volte. Servono anche per capire. Esistono, perché non guardarli? Ma appropriarsene per creare un articolo, per portare la gente a cliccare sul proprio sito web, per fare sensazionalismo, questo no. Questa è ben altra cosa, questo non è diritto di informazione. Questo è sciacallaggio.
E questa non vuole essere una critica, un attacco, ma una presa di distanza da una linea di pensiero che non condividiamo.
RoadRacingCore, in quanto unico sito italiano interamente dedicato alle corse su strada, il video dell’incidente di Daniel Hegarty a Macao non lo pubblicherà mai. Così come qualsiasi altro video di incidenti fatali. Vogliamo vederli? Nessun problema, li guardiamo su YouTube. Ma non creeremo mai appositamente un articolo contenente il link ad un video. Non ci interessa la sete di like, di numeri, di clic.
Forse bisognerebbe vivere l’ambiente delle corse su strada più dall’interno per capire meglio questo meccanismo. Subito dopo l’incidente, in un momento concitato ma allo stesso modo sospeso nel tempo, mi sono ritrovata nel paddock a fissare inerme le schermo che riproponeva l’immagine della caduta; immobile, consapevole di avere una telecamera puntata addosso, ma decisa a non lasciar trasparire emozioni. Anche se attorno a me i piloti iniziavano a rientrare ai box, anche se uno di loro urlava disperato, anche se un altro si è precipitato in bagno ancora con il casco addosso; ma chi veniva inquadrato cercava di non far trasparire la tragedia. I meccanici allontanavano i cameraman. Perché di tragedia si trattava e si era capito all’istante. Perché quella povera mamma, quei poveri figli, quella povera fidanzata incollati ad una diretta TV dall’altra parte del mondo, impotenti, non avrebbero dovuto vedere questo.
Il fratello di Dan Hegarty ha appreso la notizia della morte su Twitter. Quando ancora il decesso non era stato confermato. La nostra voglia di protagonismo, di scoop, di macabro, a volte può essere talmente forte da non farci accorgere di ciò che stiamo facendo. Anche se tutti sanno, potrebbe esserci qualcuno che deve sapere nel modo e al momento giusto. Troppo spesso a questo non si pensa.
Alcuni piloti sono stati costretti a concludere quel sesto giro del Macau GP; non sono stati fermati e rimandati indietro purtroppo, ma sono stati costretti a testimoniare la macabra scena dell’incidente per tornare al paddock, una scena che il pianto disperato di Glenn Irwin ha saputo descrivere sin troppo bene. La gara è stata immediatamente dichiarata conclusa. Del resto, quale pilota avrebbe avuto la voglia di tornare in pista subito dopo?
Il podio, poi, è stato tra i più tristi di sempre, con Irwin, Hickman e Rutter visibilmente scossi, senza inno, senza champagne, senza bandiere. Solo silenzio.
E mentre qualcuno continuerà a pensare che questa sia ipocrisia anziché rispetto, mentre qualcuno continuerà a urlare il proprio diritto di informazione pubblicando immagini di incidenti fatali visibili altrove, mentre il sipario cala su questo bruttissimo Macau Grand Prix 2017, il nostro pensiero va ai familiari e agli amici stretti di Dan Hegarty, poiché per loro in questo momento sarà di ben poca consolazione sapere che il loro figlio, padre, partner e amico li ha lasciati coronando il suo sogno di correre su uno degli stradali più affascinanti al mondo tra i road racers più forti al mondo.
Ciao “Hegatron“, ti ricorderò sempre mentre bruci le salsicce per la colazione, mentre balli al Jak’s di Douglas con la tua espressione seria, mentre proponi cibo thailandese immangiabile, e mentre venerdì mi chiedevi chi volessi che vincesse una gara tra Ian Hutchinson, Michael Dunlop e Peter Hickman. Avrei voluto risponderti “Dan Hegarty”, l’avrei fatto il giorno dopo. Ma tu il giorno dopo non c’eri più.
E ti ricorderò mentre con il tuo ghigno mi dicevi che questo, per te, era il Macau GP più bello di sempre.





Saggia riflessione Marta,noi lo capiamo e per questo solo per capire quelle immagini la abbiamo guardate con occhio diverso,di chi si vuole dare una spiegazione quale che sia
Perchè l’atteggiamento è quello di Irwin ed il tuo,pianto e sgomento
Poi tutto continua sempre con un pezzettino in meno qua dentro
Grazie Marta,
Ancora una volta hai saputo esprimere con queste tue righe il vero “sentimento” chi si può provare quando purtroppo accadono quest terribili fatti, in particolare per noi amanti delle Road Race.
Condivido pienamente quanto hai scritto e continuerò a farlo, continua così.
E’ estattamnte così; condivido tutto !
Mi disgusta da sempre il giornalismo fatto nello stile: dare per primi la notizia comunque, al di là della vericità del fatto, tanto poi si è sempre in tempo per un’ eventuale correzione.
In questa maniera, chiuque sarebbe in grado di fare del giornalismo anche il personaggio più inetto.
Sul discorso degli appassionati, sarò anche polemico, ma spesso ci riferiamo a “pseudo appassionatii” con tanto di canale su YouTube.
Poichè, una persona, che guarda una qualsiasi gara, semplicemente attratta dalla possibilità di vedere un incidente, è di certo un individuo meschino. Stesso discorso, sul fatto di mettere sul proprio canale, un qualsiasi incidente. Sicuramente questo non guiderà una moto, oppure al massimo ci andrà al bar… sotto casa.
Soltanto il Pilota, durante, ed anche dopo la gara, potrà assaporare il fascino perverso del rischio; pensando: è andato tutto bene, sono uscito ancora una volta indenne dai pericoli. Anche se purtroppo non è sempre così.
Sono pienamente d’accordo con te. Da parte mia non guardo mai i video con gli incidenti ‘più spettacolari’ sia per rispetto di chi ne è stato protagonista, sia perché provo piacere quando le corse vanno bene, non nelle disgrazie, più o meno cruente !
Cara Marta, concordo pienamente con le tue parole, purtroppo credo che tutto il proliferare di notizie,video e quanto altro sia un po’ lo scotto di aver reso più (popolare) un ambiente così lontano dalla cultura dei più….. Credo che la massa non sia all’altezza di capire cosa c’è oltre a quello che trasmettono i media di questi eventi… Io ho pianto davanti alle immagini e ho cercato di dare una spiegazione a ciò che è successo,basta…. Continuerò a ricordare Dan e tutti gli altri angeli come lui ,che la massa invece dimenticherà velocemente, continuerò a passare di qua per tenermi informato perché credo nella vera passione che trasmettete…. Grazie per il fantastico lavoro che fate! E a tutti quelli che ,come me ,sentono un (fuoco) dentro quando si parla di queste gare, quando ci si emoziona,si piange e si gioisce mi sento di dire che sicuramente fanno parte di una famiglia di veri appassionati!
Brava Marta.
Dimostri maturità e serietà non comune.
Detesto cordialmente coloro che dicono alla gente ciò che desidera sentirsi dire, meglio un certo aplomb e magari risultare impopolari.
Così si rischia di essere meno simpatici ma, certamente più affidabili nei giudizi.
un saluto da Castletown
Apprezzo veramente molto la tua passione e la visione equilibrata che hai delle road race.
Amo la moto a 360 gradi da sempre e le competizioni in particolar modo.
Su Macau pero’ non sono mai stato d’ accordo.
Grazie per il tuo sito veramente unico.