Tourist Trophy, pioggia di record. Si può ancora parlare di margine nelle road races?

Il Tourist Trophy 2018 sarà ricordato come il TT dei record. Una pioggia di primati in ogni categoria ha accompagnato questa più che soleggiata edizione della corsa motociclistica più antica del mondo. 

L’uscita furibonda di Peter Hickman su Smiths BMW dalla curva a sinistra di Kate’s Cottage verso il Creg-ny-Baa (foto: LapConcepts)

Dopo l’outright record fatto segnare nel 2016 da Michael Dunlop alla media di 133.962 mph, la settimana di qualifiche di quest’anno all’Isola di Man aveva già fatto presagire tempi stratosferici per le gare. Già durante il primo giorno di prove con le 1000cc, Dean Harrison su ZX-10R Silicone Engineering aveva sbalordito con un giro ad oltre 131 mph, replicando al terzo giorno con un 133.1 con partenza da fermo; poi, durante la stessa serata, Harrison sfiora il lap record con un 133.462 miglia orarie di media, diventando il secondo pilota al mondo, dopo Michael Dunlop, a scendere sotto i 16 minuti al TT. Seguono a ruota Peter Hickman, lo stesso Dunlop e Dan Kneen, che diventa ufficiosamente il manxman più veloce nella storia ad oltre 132 mph, salvo poi perdere la vita proprio la sera successiva…

Dopo l’antipasto delle prove, si entra nel vivo con la settimana di gare che regalano uno spettacolo indimenticabile ai numerosissimi fan presenti. Come da copione, è proprio il “Bradford Bullet” Dean Harrison a far volare la sua Kawasaki Silicone Engineering e, pur consegnando la vittoria della Superbike Race a Michael Dunlop, fa suo il nuovo outright record del TT, ovvero il primato assoluto del Mountain Course: 134.432 mph di media, pari a 16’50”384 e, udite udite, con partenza da fermo!

E ancora, tra le 600cc ci pensa il minore dei figli di Robert Dunlop a cambiare i libri di storia del motociclismo: in sella alla Honda CBR600RR, Michael Dunlop fa segnare il nuovo primato Supersport con un 129.127 mph. Impressionante!

Dean Harrison su Kawasaki Silicone Engineering, ginocchio a terra nel tratto del Mountain (foto: LapConcepts)

E’ poi la volta delle Superstock, con i festeggiamenti per la prima vittoria all’Isola di Man per Peter Hickman, dopo i 5 podi su 5 gare dello scorso anno; “Hicky” ritocca anche il record delle derivate di serie al TT girando in 134.403, terzo pilota nella storia a scendere sotto i 17′ e facendolo addirittura con una BMW Stock, segno che le differenze tra Superbike e Superstock al Tourist Trophy non sono poi così sostanziali.

Anche tra le tre ruote è storia al TT 2018. I “Birchall brothers” mettono a segno il primo “sub 19 lap” di sempre con un Sidecar: 18’59”018 per Ben e Tom Birchall alla media di 119.250 miglia orarie. Grandissimo passo avanti anche nel TT Zero, con la Mugen che sfonda finalmente non solo l’agognato muro delle 120 mph ma addirittura quello delle 121: Michael Rutter fa volare l’elettrica giapponese a 121.824 mph sul giro secco di gara lungo il Mountain Course.

Love story italo-irlandese invece tra le Lightweight: Michael Dunlop porta in alto il tricolore con la favolosa Paton vincendo la gara delle bicilindriche 650cc e segnando il nuovo primato di categoria in 122.750 mph.

Infine, ciliegina sulla torta in questa spettacolare edizione del TT, è il “record dei record” nella “gara delle gare”, il Senior TT: i 6 giri del main event chiudono i quindici giorni di Tourist Trophy e lo fanno in modo assolutamente memorabile. Serratissima la bagarre cronometrica tra Dean Harrison e Peter Hickman, “nuovi volti” che, in modo molto lungimirante, erano stati scelti mesi fa dagli organizzatori del TT come protagonisti del programma cartaceo dell’evento 2018, titolato proprio “H-Bomb“. E la bomba non è tardata ad arrivare: dopo un forsennato testa a testa è il trentunenne di casa Smiths Racing a portare la sua S1000RR in cima alla classifica, vincendo il suo secondo TT in pochi giorni, il suo secondo TT in carriera: Peter Hickman trionfa nel Senior, ma soprattutto sfonda il muro delle (fino a qualche anno fa inarrivabili) 135 miglia orarie di media con un nuovo record assoluto del Mountain Course a 135.452 mph (16’42”778). Il TT diviene in questo modo la road race più veloce al mondo, strappando il primato all’Ulster Grand Prix.

Scorrendo le classifiche, poi, il TT 2018 è stato un vero e proprio tripudio di record personali, tra i quali segnaliamo quello del nostro Stefano Bonetti che raggiunge la media di 127 mph sulla BMW Speed Motor.

Hickman con la Superstock a Tower Bends (foto: Diego Mola)

Ma quali sono i fattori che hanno contribuito a questa abbuffata di record? In primis, senza dubbio, il meteo perfetto: bisogna andare indietro nel tempo di parecchi anni per trovare un tempo così favoloso per ben due settimane di fila all’Isola di Man. L’assenza quasi totale di pioggia (solo durante una notte) e quindi di chiazze di umido durante il giorno, le temperature piuttosto alte, il programma senza intoppi e cancellazioni (ad eccezione della sessione di mercoledì dopo il doppio incidente di Dan Kneen e Steve Mercer) hanno certamente giovato; i piloti hanno potuto macinare molti chilometri sin dal primo giorno di prove e questo, in un luogo dove l’esperienza è tutto ed ogni singolo giro apporta nuova conoscenza e dimestichezza, conta veramente molto.

Un secondo importante fattore è poi la riasfaltatura di alcuni tratti del Mountain Course: quest’anno, in particolare, il famigerato curvone di Ballagarey (o Balla-scarey!). Pensate che proprio tra questo TT 2018 ed il Manx GP di agosto è in programma la sistemazione del manto stradale di Lezayre Road, prima di Ramsey: già, proprio quel tratto che da Ginger Hall porta a Parliament Square, completamente pieno di buche e avvallamenti. Se dovesse essere riasfaltato in modo consistente, per il TT 2019 si può già puntare su nuovi pazzeschi record. Meteo permettendo!

Un altro fattore da non sottovalutare è certamente l’evoluzione tecnologica dei mezzi stessi, anche se il TT ha provato più volte come siano spesso altri elementi ad avere un peso maggiore.

Ciò che va assolutamente sottolineato, poi, è quello che è accaduto in questa edizione del Tourist Trophy in relazione agli stili di guida/margini di rischio/limite personale. Qualcosa che ha portato a prestazioni pazzesche, in particolare da parte di chi ha alzato in modo considerevole la media oraria, Peter Hickman e Dean Harrison. Basta guardare alcune foto o video che vedono protagonisti i piloti sopracitati per rendersene conto.

Harrison in salto tra Ago’s Leap e Quarterbridge (foto: LapConcepts)

Da sempre viene comunemente affermato che al Tourist Trophy i piloti guidano entro certi limiti, ben consci della sostanziale inesistenza delle vie di fuga. Si guida con la testa, con grande consapevolezza, tenendo margini ben superiori a quelli considerati nelle gare su pista. E’ vero infatti che all’Isola di Man non serve la staccata furibonda, bensì una migliore percorrenza in curva; non serve “rischiare inutilmente” in un determinato punto, bensì spalmare la prestazione su tutti i 60,7 km di tracciato. In pista, al contrario, si è al limite ovunque, con un tipo di guida che sarebbe inutile nelle road races.

Ma ciò che Hickman e Harrison hanno fatto al TT qualche settimana fa, come detto, è sotto gli occhi di tutti. I due inglesi hanno scardinato non solo i precedenti record, ma anche la credenza diffusa e verissima che il road racer guidi “entro determinati limiti”. Il loro stile di guida si è fatto evidentemente più estremo, se vogliamo più “spaventoso” rispetto a quello composto e preciso di un John McGuinness o un Bruce Anstey. Uno stile di guida che questa volta ha pagato in modo schiacciante.

Uno stile di guida più “vicino alla pista”? Può essere. Come affermato dagli stessi Hickman e Harrison, gli short circuits possono essere un’ottima preparazione per la strada: lo dice l’esperienza decennale di “Hicky” nei tracciati inglesi, lo dice anche il “road racer puro” Dean Harrison, nato e cresciuto “su strada” (il padre Conrad è campione Sidecar al TT), che quest’anno ad inizio stagione ha tuttavia sperimentato alcune gare BSB in preparazione del Tourist Trophy, macinando chilometri ed esperienza evidentemente preziosa.

Si potrebbe, un po’ freddamente, affermare che al TT vince – anche – chi accetta di prendere il rischio maggiore. Hickman e Harrison pare abbiano alzato dunque l’asticella non solo delle prestazioni, ma, conseguentemente, anche del limite e del rischio accettati per vincere un Tourist Trophy.

E pensare che quel 135.452 mph Hickman lo ha fatto segnare pur impegnato in numerosi sorpassi di doppiati…

 

 

 

 

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6 reazioni a Tourist Trophy, pioggia di record. Si può ancora parlare di margine nelle road races?

  1. luca b. ha scritto:

    Impressionante.
    Se riasfaltano il tratto (FINALMENTE!) tra Ginger Hall e Parliament Square, l’anno prossimo altra pioggia di record.
    P.S.
    E’ proprio pensando al “margine” che i piloti di road races “dovrebbero” tenersi per la loro sicurezza, che non riesco a capacitarmi di come può essere successo l’incidente mortale a Dan Kneen.
    Qualcuno ne sa qualcosa di più?

    • Marta Covioli ha scritto:

      Qualcuno dice che Dan abbia colpito un grosso volatile… Altri dicono che sia arrivato troppo largo e abbia perso il controllo della moto. Come sempre in caso di incidenti fatali non si sa nulla di preciso…

      • luca b. ha scritto:

        Grazie, Marta.
        Anche e soprattutto per i tuoi precisi, tecnici ed appassionati resoconti delle road races.
        P.S.
        Ad ogni modo, dubito che uno esperto come Dan al primo giro di prova abbia sbagliato una traiettoria…mah!

  2. Massimiliano ha scritto:

    Per quanto riguarda media sul giro, bisogna considerare che il percorso non è lungo 37,73 miglia, ma meno, moltissime curve nel corso degli anni sono state rese più veloci, quindi “tagliate” all’interno ( Quarry Bends, Graham Memorial, Brandish solo per dirne alcune ). In più l’asfalto migliore permette di andare molto più veloci. In ogni caso, dalle poche immagine viste finora su youtube, mi sembra che alcuni piloti come Dean Harrison abbiano guidato come fossero in pista, o quasi. Ma nel passato cosa succedeva ? Agostini vs Hailwood, i due si tenevano margine ? Guardate l’impennata di Hislop ad Ago’s leap nel TT 1992, è disumano… La realtà è che quando due piloti fanno una gara al limite, i record vengono battuti

    • Harno #3 ha scritto:

      Ottima analisi Massimiliano !
      Parlando con un massimo esperto come Mario Donnini, mi diceva tempo fa, che analizzando gli intertempi “migliori” nei vari settori del Mountain dai piloti più veloci, si poteva evincere che il giro assoluto non è ancora stato fatto ! ma ogni pilota ha un tratto preferito, poi mettendoci anche il meteo, fattore molto importante, le situazioni cambiano. Ma è anche probabile che “l’asticella” quest’anno si sia alzata ancora di più. Si dovrebbe controllare in questo TT 2018 i vari intertempi, per verificare se sono tutti molto vicini, a quel punto si potrebbe ipotizzare allora di, giro quasi perfetto. Maa… come si può definire il limite al TT ?
      Credo anche, che la pericolosità oggi sia maggiore rispetto ad un tempo; a prescindere dalla cilindrata. Hizzy, Joey, McCallen nelle SBK erano quasi solo loro a giocarsi la vittoria, oggi sono almeno in 6 piloti e molto spesso anche nella altre categorie, per di più (secondo me il pericolo maggiore !) se non “spingi” subito già dalla partenza… ti trovi fuori dal podio immediatamente !

      • Marta Covioli ha scritto:

        Eccolo Harno!
        L’ideal lap del TT dopo l’edizione 2018 sarebbe di 136.413 mph (16:35.711).
        Questo sommando i best reali dei singoli settori:

        1. Startline-Glen Helen: Dean Harrison, 4:06.355

        2.Glen Helen-Ballaugh: Dean Harrison, 3:00.620

        3.Ballaugh-Ramsey: Peter Hickman, 3:10.103

        4.Ramsey-Bungalow: Peter Hickman, 3:09.746

        5.Bungalow-Cronk ny Mona: Peter Hickman, 2:12.493

        6.Cronk ny Mona-Startline: Peter Hickman, 00:56.394

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