Manx GP Senior Race – Un brutto finale per un grande evento

Se la scorsa settimana sull’Isola di Man abbiamo festeggiato un pilota italiano, Marco Pagani, che ha scritto il suo nome nelle pagine motociclistiche del Manx Grand Prix, non possiamo purtroppo dire che l’evento si sia concluso nel migliore dei modi. 

La Senior Race, in programma per venerdì 29 agosto come main event e fanalino di coda della manifestazione, è stata interrotta dopo soli due giri per un bruttissimo incidente all’11° Miglio ed uno concomitante a Bishopscourt. Andy Soar, leader della corsa al momento delle bandiere rosse, viene quindi dichiarato vincitore di questa Senior Race, con il nostro Federico Natali che si piazza al 65° posto. Un’interruzione che ha messo fine prima del previsto al 91° Manx Grand Prix, con il conseguente annullamento della Reunion Parade prevista di lì a poco, a causa delle condizioni del tracciato nel settore dell’incidente.

Incidente che si è purtroppo rivelato fatale per Gary Firth, esordiente cinquantenne inglese che aveva terminato la Newcomers Race A al 34° posto proprio pochi giorni prima. Gary è stata la terza vittima in due settimane di Manx Grand Prix, dopo Tim Moorhead (cinquantenne inglese presente al Manx GP dal 2012 e caduto a Black Hut durante le qualifiche del 22 agosto) e Stephen McIlvenna (trentanovenne nordirlandese caduto nel tratto di Mountain Mile durante le prove di martedì 19 agosto, già vincitore della Junior Manx GP 2009 e presenza quasi fissa dal 2005).

Un bilancio certamente pesante, che va di pari passo con l’aumento degli iscritti a questa edizione 2014 del Manx GP. Ma non sono gli esordienti i più esposti al pericolo, il Mountain Course non guarda in faccia a nessuno. Basta poco: un errore, un guasto tecnico, o semplicemente sfortuna. Fa parte del gioco. Tristemente, ma è così. Non vogliamo fare la solita retorica sulla pericolosità o meno delle corse su strada. Perché pericolose lo sono, punto. Ma sono anche terribilmente affascinanti e racchiuse in un’aura quasi magica, soprattutto all’Isola di Man. Un’aura che ti chiama a sé, anno dopo anno, per riprovarci sempre. Un’aura che cancella i pensieri negativi, le paure, o almeno li nasconde parzialmente.

Il road racer è consapevole di ciò a cui va incontro, ovvero, nel caso dell’Isola di Man, la sfida contro il tempo, la Montagna, se stessi. Per produrre la propria miglior prestazione in termini sportivi ed umani. Difficile da comprendere, solo chi lo ha vissuto sulla propria pelle può sentirlo e cercare di spiegarlo, di trasmettere quell’adrenalina e quella completezza che solo un giro del Mountain Course riesce a dare.

Nessuna retorica qui, solo dati di fatto. Incomprensibili a chi si dice contrario alle road races e, con un semplice clic, potrebbe cambiare sito. Evitando di giudicare senza conoscere, almeno per rispetto verso chi ha nutrito questa passione fino alla fine.

Perché appunto di questo si tratta, passione. Non spiegabile, non giudicabile.

 

 

(Foto: Benedetta Zaccherini – Life While I Ride)

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13 reazioni a Manx GP Senior Race – Un brutto finale per un grande evento

  1. Davide ha scritto:

    Come sempre Marta poche parole … Passione magia mountain …

    • William ha scritto:

      Giusto domenica parlavo di Road Race con chi le corre da protagonista. Concordavamo sul fatto che alcuni piloti non hanno la giusta esperienza per affrontare circuiti che richiedono capacità di guida di un certo livello. La morte insegna sempre qualche cosa. io mi auguro che in futuro vengano prese decisioni atte a limitare la partecipazione a piloti estremamente selezionati. il mio è il pensiero di chi rischia a sua volta, ma consapevole di ciò che sto facendo, anche quando supero il limite. posso accettare l’imponderabile, sotto forma di guasto meccanico o imprevisto. Non mi piace però vedere che la grandissima passione ti possa far annebbiare la vista. anche solo per un decimo … perchè spesso poi risulta fatale.

  2. Marta Covioli ha scritto:

    Mi spiace William, ma non è così. Per partecipare (in questo caso) al Manx GP c’è una selezione basata su un certo numero di risultati e un certo curriculum sportivo.

    • William ha scritto:

      Carissima Marta. Io leggo sempre con ammirazione ogni tuo articolo. Mi piace il tuo stile. è pregno di Castrol 747….La mia non era una critica, ma una riflessione. Non saprei da che parte iniziare per rendere le RR più sicure. Ciò che mi auguro è di leggere sempre meno dei bollettini di guerra che solleticano i pruriti di chi ha fatto più kilometri sul divano che non sul marciapiede fuori casa. permettimi a volte di essere critico, nel nome dell’amore che provo per i mezzi manubri e per tutto ciò che è coscienziosamente folle e adrenalinico. Odio gli stupidi RIP, postati a caso. Odio il moralismo di chi aspetta solo di aggiornare l’elenco dei caduti. C’è bisogno di gente come te che continui a narrare l’epica di questo sport, di gente che lo interpreti al meglio e di rompiballe come me che cerchino sino all’infinito un idea, un intuizione per limitare le possibilità nefaste. Cordialmente. William

      • Marta Covioli ha scritto:

        Ti ringrazio tantissimo William per i tuoi commenti, ogni riflessione/proposta/giudizio/obiezione è sempre ben accetta, c’è sempre da imparare!
        Il discorso sulla sicurezza delle road races è certamente al centro dell’attenzione, ma alquanto difficile. Io, ad esempio, sentendo anche la testimonianza di chi ci ha corso, proporrei di eliminare il filo spinato nel tratto del Mountain. Filo spinato che ha quasi ucciso un pilota durante il TT di quest’anno e molto probabilmente è stato causa della morte di un altro.Come questa, poi, esisterebbero molte altre proposte… Senza andare a snaturare quella che è l’essenza di una corsa su strada…

  3. profeta ha scritto:

    Si era parlato di altri due incidenti con 3 coinvolti,stanno bene?

    • Marta Covioli ha scritto:

      Nello stesso incidente all’11° Miglio sono rimasti coinvolti anche Hefyn Owen e James Buckett, che ora stanno bene. Il pilota coinvolto nell’incidente a Bishopscourt, Gary Gittins, si trova in condizioni critiche in un ospedale in Inghilterra..

  4. Renzo Kap ha scritto:

    Solo se si va di persona a Douglas e’ possibile comprendere lo spirito che anima questi eroi capaci di godere tra le curve del mountain. Tutto il resto sono chiacchiere. Non fanno del male a nessuno e sono i veri padroni della propria vita. Io ad esempio dovessi scegliere vorrei 1000 volte morire da vivo piuttosto che campare da morto. Un saluto a Marta, Marco ed il “rifornitore” Gabriele

  5. Gabriele Pezzotta ha scritto:

    R.I.P. mates! Ci tengo a sottolineare che i piloti che hanno perso la vita erano sull’Isola di Man per fare una delle cose che più amavano nella vita: correre sul Mountain Circuit. R.I.P. mates!

  6. Oreste ha scritto:

    Quando se ne va un pilota fa male.
    Riposa in pace Gary Firth

  7. Oreste ha scritto:

    Sono d’accordo con Marta quando dice che certi ostacoli potrebbero essere eliminati se cadi e fino a un certo punto te la sei cavata un ostacolo del cavolo potrebbe essere fatale e la gente che scrive sù questo sito ha vissuto molte esperienze motociclistiche stradali comunque con l’introito di soldi che hanno con il TT devono fare di più senza snaturare il circuito io le ho già espresse le pericolosità inutili un saluto a Marta e William molto preciso.

    Saluti

  8. alessandro ha scritto:

    vorrei correre il bol d’argent 2016: chiedo a Federico Natali se è interessato o ad altri.
    Grazie alessandro
    aburioli.58124@studenti.unibs.it
    tel 3406653891

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