Il mondo delle competizioni motociclistiche è certamente unico ed affascinante: il suo cuore pulsante sono le gare stesse, viste o raccontate attraverso cronache.
Ma non c’è solo questo. Talvolta è importante anche soffermarsi sui particolari, conoscere la storia, gli aneddoti, i personaggi. Perchè tutto contribuisce a creare questo mondo che tanto ci appassiona.
Oggi ripeschiamo una singolare vicenda che interessò Jimmy Guthrie, un nome noto ai conoscitori del Tourist Trophy, con immediato richiamo al famoso Guthrie’s Memorial: in questo spettacolare punto sul tratto di montagna si trova oggi un monumento dedicato proprio al pilota scomparso. Ma Guthrie non è morto per un incidente all’Isola di Man. La sua vicenda è più complessa e ce la racconta Maurizio Mazzoni, Direttore Responsabile della testata Promo Racing News.
Tragiche coincidenze
La vita è spesso segnata da incroci di coincidenze che solo un incredibile destino può far accadere. Basta pensare alla tragica sorte che ha accomunato due grandi campioni del passato, lo scozzese Jimmy Guthrie ed il tedesco Karl Gall, due dei grandi protagonisti della scena sportiva degli anni Trenta, quando le norme di sicurezza erano di là da venire e praticamente gli autodromi in funzione si contavano sulle dita di una mano monca, e fra questi Monza.
Il resto dei main events del calendario internazionale si svolgeva su tracciati formati da strade pubbliche chiuse per l’occasione: Spa, Reims, il TT, l’Ulster GP, il Sachsenring. Lo stesso celebratissimo Assen (oggi pomposamente definito Università della Moto) fino a pochi anni or sono utilizzava strade pubbliche e le prove venivano fermate praticamente ogni ora per consentire agli abitanti del vicino villaggio di Laaghalen di andare e venire da Assen in quanto la pista impegnava l’unica strada di collegamento con la città. Era così normale ogni tanto vedere le prove interrotte e la pista invasa da un nuvolo di biciclette montate da biondissime massaie, tutte del tipo “cacio e burro”, cariche delle sporte della spesa.
In queste condizioni è evidente che parlare di sicurezza era un’utopia: alberi, pali, muretti, cancelli, tutta la casistica degli ostacoli possibili ed immaginabili era a portata di mano.
Era il periodo della British Supremacy, quando i piloti britannici erano considerati i migliori del mondo, ma ormai l’industria motociclistica britannica, legata al tradizionale layout del motore monocilindrico e sospensioni abbastanza primitive, vedeva la sua supremazia fortemente minacciata dalle più moderne realizzazioni italo-tedesche, con pluricilindrici sovralimentati e sospensioni più moderne, grazie anche al sostegno che i governi, soprattutto quello tedesco, fornivano alle proprie industrie per imporre la superiorità industriale nazionale.
Il 8 agosto 1937 si disputava al Sachsenring (lo stradale, non il circuito odierno) il Gran Premio di Germania ed una folla incontenibile di circa 200.000 appassionati si era riversata sulle colline della Sassonia per assistere alla sfida fra l’industria ed i piloti tedeschi e britannici. La gara stava ormai per concludersi con l’asso scozzese James “Jimmy” Guthrie e la sua Norton decisamente al comando davanti alla BMW di Karl Gall, pilota austriaco naturalizzato tedesco, che era nettamente distaccato con problemi al cambio. Ma quando ormai mancavano solo un paio di chilometri all’arrivo e lo starter stava già preparando l’Union Jack, la bandiera britannica in onore dell’atteso vincitore, Guthrie cadde pesantemente sbattendo contro un albero. Il pilota morì poco più tardi in ospedale; inizialmente le sue condizioni non erano sembrate gravissime, ma l’ambulanza rimase prigioniera del caotico traffico dei 200.000 spettatori che lasciavano il circuito e le cure necessarie a salvare il quarantenne pilota arrivarono troppo tardi. La causa dell’incidente non venne mai ufficialmente resa nota: la Norton mise subito la moto sul camion e né i piloti né il team manager Joe Craig si lasciarono scappare una sola parola sull’accaduto. Le poche e frammentarie testimonianze fanno pensare alla rottura dell’asse posteriore, con conseguente improvviso grippaggio della ruota in un tratto di pista velocissimo.
Il successo andò così a Karl Gall. La vittoria nella gara di casa di un pilota tedesco su macchina tedesca avrebbe dovuto far scatenare la macchina propagandistica del Terzo Reich, invece la vittoria di Gall rimase praticamente sotto silenzio e le stesse autorità naziste tributarono il massimo degli onori al pilota caduto, anche se si trattava di un figlio della “perfida Albione”. Un po’ in ritardo, a causa della guerra, nel 1949, un cippo commemorativo, la “Guthriestein” veniva eretto sul luogo dell’incidente.
Due anni più tardi lo squadrone BMW si presentava in forze al Tourist Trophy con le imbattibili 500 Type 255 Kompressor: piloti Georg Meier, Karl Gall e l’inglese John Mils “Jock” West, ma durante le prove Karl Gall sbatteva violentemente contro un muretto a Ballaugh Bridge mentre cercava di sorpassare un rivale; trasportato al Ramsey Cottage Hospital Gall decedeva il 13 giugno. La tragica ironia della sorte prevedeva che proprio in quello stesso giorno sul tratto montuoso del tracciato, fra il 26° e 27° Milestone della Mountain Road, venisse inaugurato il monumento in memoria di Jimmy Guthrie, realizzato dagli appassionati inglesi che esiste ancor oggi, il “Guthrie’s Memorial”, meta di tutti i motociclisti che visitano l’isola di Man.
Le BMW dominarono la gara dall’inizio alla fine, con Georg Meier primo pilota non britannico a vincere il Senior TT davanti a Jock West. Il decesso di Gall rovinò i piani tedeschi di vincere anche lo speciale Team Prize per le squadre; si cercò di aggirare l’ostacolo ingaggiando sul posto come terzo “factory rider” Tim Reid, semisconosciuto pilota di Birmingham che si era iscritto con la sua personale BMW R51SS; un rapido intervento degli efficientissimi meccanici di Monaco trasformò la moto di Reid in una macchina ufficiale, con parti speciali come camme, pistoni, cambio ravvicinato ed una moderna ciclistica, anche se il motore restava ovviamente aspirato e non sovralimentato. Lo stratagemma però non funzionò perché Reid fu costretto al ritiro per una caduta provocata da uno spettatore che camminava imprudentemente lungo il tracciato a Keppel Gate.
La guerra mondiale tenne lontani i tedeschi dal TT per molti anni, ma quando la Germania venne riammessa alle gare internazionali anche allo sfortunato Karl Gall venne dedicato un bronzo in memoria sul posto dell’incidente.
(Maurizio Mazzoni)
Bellissimo articolo, documentato e storico. La ridda di coincidenze fatali fa talvolta rabbrividire…