Manca poco ormai alla prima gara della stagione road racing in Irlanda del Nord. E manca pochissimo anche alla partenza di uno dei rari italiani impegnati in queste corse su strada. Tutto ciò che serve è pronto: la moto, il furgone e il suo amore per le road races.
Una passione viscerale quella di Dario Cecconi per le corse su strada, passione che lo spinge ad intraprendere per l’ennesima volta il viaggio (in solitaria) verso i Paesi d’oltremanica. La destinazione? Cookstown, Tandragee, North West 200 e chissà quali altre road races. Già, perché il programma è definito solo per i primi appuntamenti, poi si vedrà…
Toscano di Livorno, Dario prese parte per la prima volta ad una International Road Race nel 2011, alla North West 200, ripetuta poi l’anno successivo. Ma il suo “vero amore” sono le piccole National Road Races: con la fedele Honda numero 61, Cecconi fu il primo italiano nella storia a partecipare alla Tandragee 100 (nel 2012). Nel 2013 aggiunse all’esperienza della Tandragee quella della Cookstown 100, seppur tra alti e bassi. Quest’anno Dario ci riprova e lo vedremo in sella alla sua nuova Suzuki GSX-R600 alle gare di Cookstown, Tandragee, North West 200 e… e poi si vedrà.
Dario, stai per partire nuovamente per la tua avventura d’oltremanica. L’ennesimo lungo viaggio in furgone da solo e molto tempo lontano da casa. Cosa ti spinge a farlo? Qual è la cosa che ti attrae maggiormente di queste corse su strada?
La risposta è quasi banale: io adoro stare lì. E’ come essere innamorati, non ci sono troppe spiegazioni razionali da dare, quando sono in un paddock della strada o percorro quelle strade così veloci, impegnative e piene di storia provo delle sensazioni fortissime e meravigliose, e più ne ho più ne vorrei. Se hai provato l’amore folle e fuori di testa lo capisci, forse, altrimenti è impossibile da spiegare, almeno per me.
Scommetto che l’ambiente è una componente fondamentale di queste gare, per te. Come viene accolto un italiano, da solo in furgone, dai fan locali?
L’ambiente delle Nationals è molto simile a quello delle salite italiane, sembra davvero di stare a casa, è solo tutto un pochino più in grande. Sono stato accolto come una normale persona che va lì per vivere la propria passione, esattamente come fanno tutti loro, piloti, organizzatori o spettatori che siano. Certo, c’è in più che io mi faccio quasi tre giorni di viaggio da solo su un furgoncino, ma sopratutto è palese che io non sia un pilota di spessore con capacità, risorse e logistica per correre ad un buon livello lì… Però lo faccio ugualmente, mi chiamano “the crazy italian”, ma tanto in Italia dicono che sono un pazzo furioso quindi cambia veramente poco!
Perché hai scelto ancora una volta la Cookstown 100 e la Tandragee 100? Semplicemente perché sono le prime della stagione o per altri motivi particolari?
Ho scelto queste perchè sono le prime della stagione, ma ho in mente un progetto più ampio. Ad esempio, ho già ottenuto l’iscrizione anche alla North West e dopo quella non ho intenzione di portare giù moto e furgone, ma le lascerò ad un amico in Irlanda cercando di iscrivermi ad altre gare (lavoro e soldi permettendo). Ho bisogno di fare quanta più esperienza possibile. E poi la Tandragee 100 è irrinunciabile!
Quest’anno hai cambiato moto, in quali categorie correrai?
Ho un Suzuki GSX-R 600, sono riuscito a prenderla lo scorso inverno, ci sto prendendo piano piano la mano. A differenza degli anni scorsi, ho tolto di mezzo la categoria “open” e correrò solo le gare Supersport e 600/750. Già non sono un fulmine, se poi me le vado a cercare contro le 1000 la faccenda si complica fin troppo!
Qual è la difficoltà maggiore nell’affrontare un’avventura come questa? I preparativi, il reperimento di sponsor o le gare stesse?
Nel mio caso specifico sconto molto la scarsa preparazione meccanica e questo fa sì che a volte dimentichi cose basilari. E’ difficile lavorare così lontano da casa e se si rompe la cosa sbagliata finisce come a Cookstown 2013: non si corre. I preparativi sono abbastanza lunghi, in inverno inizio a pensare a quello che serve, poi ci sono un po’ di carte da sbrigare che ti lasciano sempre sospeso fino all’ultimo secondo. Nel maggio 2012, quando ho partecipato alla Tandragee 100 per la prima volta, addirittura non era previsto che un italiano potesse parteciparvi! Ma grazie agli organizzatori e al personale della Federazione siamo riusciti a far quadrare tutto e da lì è diventato più facile per tutti riuscire a accedervi.
Gli sponsor non sono un problema: non ne ho… Mi arrangio con i miei risparmi invernali. Ho commesso l’errore di affidarmi a pessime persone nel 2013 e ho fatto fuori quasi tutto il mio budget per poi non correre. E’ un errore che non ho intenzione di ripetere, chi vuole aiutare è libero di farlo, ma come amico.
Credo sia superfluo chiederti se tu abbia mai pensato di correre all’Isola di Man. Se nei prossimi mesi riuscirai ad ottenere sei risultati validi, credi che potresti mandare una richiesta di iscrizione al Manx GP?
Ci ho pensato, sì, e ci penso ancora: è partito tutto da lì. Avrei potuto rendere tutto molto più semplice facendo gare in pista in Italia, ma quando si arriva al dunque non riesco a trattenermi e scelgo di partire per l’Irlanda per fare le Nationals, anche se questo allungherà e forse renderà impossibile andare sull’Isola. Se un giorno ci riuscirò sarà meraviglioso, ma non riesco a tradire la mia natura…
Raccontaci quali sono secondo te i punti più “da pelo” a Cookstown, Tandragee e North West 200.
A Cookstown ho fatto solo una quindicina di giri prima di spiaccicarmi contro le protezioni, però direi il tratto tra “Black Jump” e “Orritor Crossroad”: in pratica arrivi forte, salti, curvone destro veloce dove il riferimento per l’uscita è la punta di un lampione con scollino alla fine…
Tandragee è quasi impossibile, gli 8km sono un continuo cambio di direzione in salita e discesa, nel corso di un giro ti rilasserai per una decina di secondi, uno spettacolo!
Alla North West il punto più “da pelo” è “Station Corner”, anche se io preferisco il tratto di Portrush, mi piace quando iniziano ad esserci case e muretti intorno a me.
Il tuo più bel ricordo di queste avventure road racing? Un aneddoto particolare?
Per me sarà indimenticabile il giovedì dopo le qualifiche della mia prima North West 200! Il martedì non ero riuscito a qualificarmi, sembrava che tutte le fatiche sarebbero state vane, il giovedì per di più piove, io giro, faccio tutto quello che posso poi rientriamo nel paddock e aspettiamo la stampa con i tempi. Minuti interminabili, ma quando ho preso quel foglio in mano e ho letto che ero riuscito a farcela, a stento ho trattenuto le lacrime. C’è chi corre per vincere, io lo faccio per “sopravvivere”. E quel momento è stato sicuramente il più intenso di tutta la mia vita motociclistica.
Un aneddoto buffo? Quando il giorno prima di parcheggiare nel paddock per la mia prima Tandragee mi ero messo a dormire di notte lungo la strada e arrivarono due pattuglie della polizia, insospettite da questo furgoncino straniero seminascosto lungo la strada. Io e i poliziotti ci siamo fatti una bella risata quando si è chiarito tutto, ma al primo momento l’attimo di tensione c’è stato!
Grazie Dario e in bocca al lupo per la tua imminente avventura! Ti seguiremo!
(Dario alla Tandragee 100 2013. Foto by Derek Wilson)
DARIO, SEI UN GRANDE!!!
Good luck!
Good questions, honest answers, good interview.
Dario is a great ambassador for Italian motorcycling. A great guy.