E’ stato un weekend di alti e bassi quello della Scarborough Gold Cup, per molti l’ultima road race della stagione sulla bella collina del North Yorkshire in Inghilterra.
Scarborough, cittadina affacciata sul Mare del Nord, ospita da decenni 4 meeting durante la stagione, unica corsa su strada rimasta su suolo inglese: la Spring Cup ad aprile, la Cock o’ the North a giugno, il Barry Sheene Festival a luglio ed infine la prestigiosa Gold Cup a Settembre. Eventi che negli anni hanno visto trionfare Giacomo Agostini, Barry Sheene, Mick Grant, John McGuinness, fino alla sfilza di vittorie di Guy Martin. L’attuale “re dell’Oliver’s Mount“, tuttavia, è il giovane Dean Harrison, che vive tra l’altro non lontano dal tracciato, presso Bradford. Suo è anche il nuovo record del “Mount”, fatto segnare alla Cock o’ the North quest’anno in 1’43”362, battendo il precedente primato di Guy Martin (1’44”269).
La Scarborough Gold Cup 2017 si è svolta sabato 23 e domenica 24 settembre, ma non esattamente secondo i piani, con le gare della domenica abbandonate a causa di due gravi incidenti che hanno coinvolto numerosi spettatori. I cartelli lungo lo stradale di 2.43 miglia, stretto, spesso umido sotto ai grossi alberi, recitano “Warning, Motorsport can be dangerous” (“Attenzione, il motorsport può essere pericoloso”); ma inevitabilmente, ogni anno, centinaia di appassionati si riversano sui prati dell’Oliver’s Mount per assistere ad una delle corse stradali più affascinanti di sempre e ricche di storia.
Si parte sabato mattina con le sessioni di qualifica per le varie classi, con tempi decisamente non rilevanti a causa del tracciato bagnato dalla pioggia della notte precedente; ardua, qui, la scelta delle gomme. Al pomeriggio, poi, il via alle prime gare con la Junior A, dedicata alle 600cc: in pole il giovanissimo nordirlandese Adam McLean (che abbiamo avuto il piacere di supportare durante questa stagione), seguito dal suo “collega newcomer al TT 2017 Joey Thompson, poi i più esperti James Cowton e Dean Harrison. Ed è proprio “the Bradford Bullet” a dar vita ad una rimonta che lo porterà in testa al quarto passaggio e poi a tagliare il traguardo con 5 secondi di vantaggio su McLean; Harrison quindi si assicura la gara d’apertura della Scarborough Gold Cup in sella alla Kawasaki ZX-6R Silicone Engineering, seguito appunto da Adam McLean su Zx-6R MSS, poi James Cowton, Ivan Lintin, Joe Thompson e Jamie Coward. Ritirati invece Daley Mathison e Michael Dunlop, che ha fatto la sua apparizione al “Mount” senza davvero ottenere alcun risultato…
Segue la Junior B (il gruppo di 600cc qualificatesi con tempi più alti) vinta da Daniel Frear, poi è il momento delle Supertwin: ed è il plurivincitore al TT Ivan Lintin (Kawasaki ER6 Dafabett/RC Express) a trionfare nonostante la partenza dalla seconda fila; dietro di lui Adam McLean (ER6 Roy Hanna Racing) a +5 secondi, poi il simpaticissimo James Cowton (ER6 Cowton Racing). Da segnalare la caduta di Brad Vicars sui salti che portano al traguardo, con conseguente frattura alla gamba per il neo-vincitore della Newcomers Race al Manx GP.
E’ poi i turno degli spettacolari Sidecar, con l’equipaggio Lee Crawford/Scott Hardie a vincere davanti al campione del mondo Tim Reeves con Mark Wilkies e a John e Jake Lowther. Poi, l’attesa Open Race, la prima gara con le “big bikes”: e, senza alcuna sorpresa, è Dean Harrison a imporre un ritmo forsennato seguito da Adam McLean, Michael Dunlop, David Jackson e Jamie Coward. Dunlop, però, incappa di nuovo in un problema tecnico alla sua R6 Carl Cox Motorsport, ritirandosi e lasciando a Cowton, Mathison e Coward il compito di ricucire il gap con il gruppo di testa. Al termine degli 8 giri è proprio Dean Harrison (Kawasaki ZX10R Silicone) a vincere la sua seconda gara di giornata con ben 10 secondi su McLean (Kawasaki ZX6R MSS), mentre completa il podio l’inglese Jamie Coward (BMW S1000RR Radcliffes Racing) seguito da Daley Mathison (BMW S1000RR Eddie Stobart Racing), James Cowton (Kawasaki ZX6R Cowton Racing), Ivan Lintin (Kawasaki Zx10R Dafabett/RC Express), David Jackson (BMW S1000RR), Mick Goodings (Kawasaki Zx10R) e Craig Neve in sella ad una Moto2. La Open B va poi a Stephen Parsons.
Settima gara di questo sabato pomeriggio alla 67^ Scarborough Gold Cup è la Lightweight-Ultralightweight, con Daniel Frear (Kawasaki ZXR400) a tagliare per primo il traguardo per un soffio sul nordirlandese Paul Gartland (Yamaha SR400), mentre terzo è l’esperto Ian Lougher a 34 secondi di distacco ma su Honda NSF250.
Occhi puntati poi sulla Senior Race, con il favorito Dean Harrison che dovrà fare i conti con un indiavolato Daley Mathison, veloce e aggressivo sul “Mount”. Ma non è tutto: tra nomi noti delle road races è “l’outsider” David Jackson a stupire, con i commentatori a ripetere continuamente il suo nome durante gli 8 giri di gara. Grazie ad una partenza impeccabile, l’inglese di Lincoln si porta in testa alla gara alla sua seconda visita a Scarborough, ma ben presto dovrà lasciare spazio a Mathison e Harrison; il “trenino”, con Ivan Lintin al quarto posto, durerà per i primi tre passaggi, quando Dean Harrison scavalca il pilota di Eddie Stobart avviandosi verso la sua terza vittoria di giornata. Alle loro spalle, intanto, la S1000RR di David Jackson si ammutolisce e il vincitore della Dundrod 150 Race lo scorso anno è costretto a fermarsi, riuscendo poi a ripartire ma trovandosi ormai invischiato nel gruppo degli inseguitori in ottava posizione. Al termine degli 8 passaggi, Harrison completa il suo “hat trick” con quasi 9 secondi di vantaggio su Daley Mathison, con Ivan Lintn in terza piazza, poi Mick Goodings e David Jackson risalito fino alla quinta posizione. Ottimo sesto posto per il giovane Mike Norbury, newcomer al Manx GP quest’anno, caduto invece per un highside a Farm Bends nella Open Race.
Di nuovo sul tracciato i Sidecar, che all’Oliver’s Mount impressionano lungo lo strettissimo tracciato sopra Scarborough; ed è di nuovo l’equipaggio Crawford/Hardie a prendere la vittoria, seguito questa volta da Conrad Harrison (padre di Dean) e Andy Winkle, con i fratelli Lowther al terzo posto. La Classic Race va invece a Barry Lee Evans sulla Yamaha FZR750 del gallese Paul Owen.
Domenica 24 settembre, poi, il disastro. La mattinata inizia con i warm-up per le varie classi, conclusi con le qualifiche per la prestigiosa gara principale, la “Gold Cup”. E, proprio durante gli ultimi minuti della sessione, il primo dei due gravi incidenti della giornata: l’inglese Jamie Coward perde il controllo della sua BMW Radcliffes al rampino nella parte alta del tracciato, chiamato “Drury’s”, con la S1000RR che scavalca la staccionata andando a colpire gli spettatori, 4 dei quali trasportati in ospedale. Si attende l’arrivo delle eliambulanze e il ritardo accumulato è di oltre un’ora. Poi, però, il programma di gare va avanti e si parte con la Lightweight-Ultralightweight Race con la vittoria di Daniel Frear (Kawasaki ZXR400) su Ian Lougher (Honda NSF250).
E’ poi il turno della gara delle 600cc con la Junior A ed il “Bradford Bullet” Dean Harrison si prende l’ennesima vittoria sulle 2 miglia dell’Oliver’s Mount, facendo segnare il nuovo record di categoria (1’45”682) e staccando James Cowton di 5 secondi, con Adam McLean sul terzo gradino del podio dopo aver guidato la gara nelle prime fasi ma vittima poi di un dritto a Farm Bends. Seguono Ivan Lintin, Joey Thompson, Darren Cooper e Craig Neve a chiudere una sequenza impressionante di “verdone”. Ritirati invece Daley Mathison e, ancora una volta, Michael Dunlop.

La nuova elettrica dell’Università di Nottingham, guidata all’Oliver’s Mount da Daley Mathison, purtroppo terminando la corsa con un vero disastro (foto: Oliver’s Mount)
Segue la Junior Race B e l’Auto66 Club, organizzatore delle gare all’Oliver’s Mount, non impara la lezione, permettendo agli spettatori di sostare nuovamente al Drury’s Hairpin. E il disastro è dietro l’angolo. Tra le varie 600cc, Daley Mathison compete in questa classe con la moto elettrica dell’Università di Nottingham, con la quale aveva conquistato un terzo posto al TT Zero dell’Isola di Man. Ma, al terzo giro, al rampino prima della discesa verso il fondo della collina la moto accusa un problema ai freni; vani i tentativi di “Daisy” Mathison di fermare in tempo l’elettrica, riuscendo solo a schivare gli altri piloti, a rallentare quanto possibile ma lanciando letteralmente la moto nuovamente tra la folla. Sei gli spettatori trasportati in ospedale, alcuni in gravi condizioni. Tutto fermo per la seconda volta e la sensazione è che non si ripartirà. Coward e Mathison escono praticamente illesi dai due incidenti, ma lo shock è tangibile nel paddock.
Infine, gli organizzatori decidono di annullare il resto dell’evento, compresa la prestigiosa Gold Cup, senza premiazioni, senza alcuna festa, come è giusto che sia. La motivazione ufficiale è stata la mancanza di personale medico, eliambulanze e ambulanze, impegnati nei due grossi incidenti. Il pubblico (pagante, e a Scarborough non poco) si consola incontrando Ian Hutchinson e John McGuinness nel paddock, disponibili per autografi seduti con le loro gambe ingabbiate nei “cage” dopo gli infortuni.
Uno sport certamente pericoloso quello delle road races e chiaramente non solo per i piloti. Anche gli spettatori assistono a proprio rischio e pericolo, consci di ciò che potrebbe accadere. Ma in corse su strada come Scarborough esistono ancora margini di miglioramento in termini di sicurezza e ci auguriamo che il Club faccia il possibile per metterle in atto molto presto.
Si attende un comunicato ufficiale del Club circa le condizioni dei feriti. I nostri migliori auguri di completa guarigione a tutti gli spettatori coinvolti.
Come potete dire una mostruosità del tipo “Michael Dunlop non ha interesse ?”
Data la vostra esperienza e conoscenza, spero sia stata una svista. Non devo certo dirvi io chi è MD e nemmeno che alle corse per le quali non ha interesse, non è mai andato. A prescindere da tutto, è un commento comunque irrispettoso nei confronti di chiunque ( anche se scarso come me ) scenda in pista.
Fidati Maurizio, non è una mostruosità ma l’opinione di tutti (piloti e addetti ai lavori) nel paddock. Alcune cose a volte per correttezza non si possono scrivere ma si possono far intuire. Alcuni piloti vengono pagati per partecipare alle gare e portare gente…
Condivido al 100% cio’ che ha scritto Marta Covioli