Manx GP – Alla vigilia della gara parlano Bardelli, Capelli e Curinga

Isola di Man. La settimana di prove è ormai conclusa e domani, martedì 29 agosto, i Newcomers affronteranno la loro prima gara sul Mountain Course, annullata oggi per il meteo avverso. 

Il Manx Grand Prix è comunemente considerato l’anticamera del Tourist Trophy, con moto di cilindrata massima manxgp
750cc, ma con tutte le difficoltà, le insidie e le emozioni del TT. Stesso tracciato, stessa alternanza di velocità pazzesche, salti, sconnessioni. Qualcosa di difficilmente descrivibile a parole che, quest’anno, tre italiani stanno affrontando per la prima volta.

In rigoroso ordine alfabetico, Matteo Bardelli è impegnato nella classe Newcomers B con la Lightweight del Team mannese TC Racing; la Er6 con numero 40 sul cupolino è stata infatti affidata da Michael Charnock a “Bardo”, livornese classe 1981, con all’attivo partecipazioni a vari trofei italiani e la vittoria del Campionato Italiano Velocità in Salita classe Sidecar come highlight. Con un best lap in prova di 100.8 mph (22’27”495), quinto pilota più veloce di categoria, Matteo Bardelli affronterà domani la Newcomers Race B e poi la Lightweight Race mercoledì 30 agosto, con la moglie Martina e il piccolo Bruno a fare il tifo per lui proprio dall’isola.

Potenziale altissimo anche per il bergamasco residente in Svizzera Nicolò Capelli, che, al contrario di Bardelli, al Manx GP non ha una struttura di riferimento: da solo con gli aiutanti Cristian Angeloni e Francesca Damiano, Nicolò dispone di una piccola tenda e un furgone, ma il polso destro compensa tutto. Con il quarto tempo nelle prove della Newcomers A già alla media di 115.75 mph (19’33”461) con la sua R6 numero 14, Capelli ha certamente attirato l’attenzione di molti, ma sabato è stato tradito da un problema tecnico che lo ha bloccato nel tratto di Highlander, nella prima sezione del tracciato. Ore ed ore di attesa, da solo con un marshal, finché il veicolo di recupero moto non lo ha riportato al paddock, dove Nicolò è poi stato aiutato dal veterano Dave Madsen-Mygdal per sistemare il problema.

Un approccio molto più tranquillo e graduale ma altrettanto efficace è stato quello di Francesco Curinga, il mattatore delle salite italiane ed europee classe 600cc. E proprio con la sua CBR600RR Bianco Moto, il sanremese sta affrontando i 60,7 km di Mountain Course per la prima volta, con molta testa e con il prezioso aiuto di Daniele Giorgini, Leonardo Angiolini e di un meccanico particolare, Stefano Bonetti. Nella giornata finale di prove, Curinga ha dato la “zampata” ai tempi segnando una media di 114.7 mph (19’44”204), quinta posizione su 27 esordienti.

Nel paddock abbiamo incontrato i tre newcomers italiani per una triplice intervista.

 

Ragazzi, come sta andando finora questo Manx GP?

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Matteo Bardelli

Bardelli – Iniziamo a divertirci, per il momento è stato tutto rivolto a cercare di capire la moto, fatta appositamente per questo circuito, e ovviamente il circuito stesso, che non ha bisogno di presentazioni. Va portato rispetto al Mountain prima di poter dire di conoscerlo bene e darci gas veramente.

Capelli – Questo Manx è andato molto bene finora, molto al di sopra delle aspettative perché in tutta la settimana di prove libere il mio intento era di preservare il motore cambiando marce a 13-14 mila giri e nel frattempo imparare e prendere dimestichezza con il tracciato. Nonostante ciò sono sempre stato nella top 5 senza fatica ed era una cosa che sinceramente non mi sarei mai immaginato.

Curinga – All’inizio non bene se guardiamo i tempi, ma io non li ho proprio considerati, ho cercato di memorizzare bene il tracciato, era inutile spingere subito, prima volevo sentirmi sicuro.

 

 

Riuscite a descrivere cosa avete provato durante il primo giro dietro al marshal e durante il primo giro da soli?

Bardelli – Descriverlo a parole è veramente difficile, posso dire che sono felice di esserci arrivato ora dopo tanti anni di competizione con mezzi e categorie diverse, perché sono riuscito a interpretare il circuito in diversi settori e ho messo a frutto quello che imparato in questi anni di competizione con mezzi diversi. Non riuscirei con un solo stile di guida a completare tutto il circuito.

Capelli – Durante il mio primo giro dietro al marshal ho provato un’emozione indescrivibile, dentro la mia testa continuavo a ripetermi “finalmente, finalmente, che figata, che figata” e cercare di copiare le sue traiettorie e mettere le ruote per la prima volta su un tracciato così leggendario è stato qualcosa di fantastico. Il primo giro da solo invece è stato ancora più emozionante perché finalmente ho avuto modo di divertirmi e mettere alla prova la mia memoria e ciò che avevo studiato. La prima discesa da Bray Hill e l’impennata ad Ago’s Leap è stata l’emozione più forte in vita mia. Comunque direi che forse l’emozione più bella e affascinante del mio esordio sul Mountain è stata l’attesa al parco chiuso mentre sentivo le moto d’epoca accese per riscaldare i motori, mi stavano per uscire le lacrime dalla gioia pensando alla storia di questo posto fantastico e che io stavo per entrare a farci parte per davvero.

Curinga – Dietro al marshal è stata un’emozione particolare, perché un conto è girare in macchina, un conto in moto. La cosa che mi ha colpito di più è stata la larghezza della strada che da solo in  moto sembra molto più larga.

 

Avete trovato qualcosa di molto diverso dalle vostre aspettative (es. pendenze, sconnessioni, velocità…)?

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Francesco Curinga

Bardelli – Sono venuto qui per il weekend dei newcomers, ma prima ancora ero stato a vedere un Manx e un TT; in più prima di venire a correrci ho guardato vari onboard, ma la tecnologia pur essendo una cosa meravigliosa ammazza un po’ le emozioni e toglie la sensazione del reale. Ci sono infatti molte sconnessioni che non si percepiscono nei video e tantomeno nel videogioco, stessa cosa per le pendenze. Un’altra cosa che non mi aspettavo è l’abitudine alla velocità, in Italia ci sono posti dove si può andare così veloce legalmente ma i comuni mortali come me non possono andare.

Capelli – Le velocità non erano diverse da come me le immaginavo ed infatti ero preparato e non mi hanno spaventato. Quello che mi ha più impressionato è stata la pendenza e compressione di Bray Hill e gli avvallamenti tra Ginger Hall e Ramsey.

Curinga – Come dicevo, è stata la larghezza della strada che mi ha impressionato, poi da solo con due corsie hai un’altra visuale delle curve. Per il resto la velocità mi ha impressionato relativamente, mentre una cosa che mi ha dato fastidio è stato il comportamento di molti newcomers già durante il primo giro da soli; quando sono da solo io so quello che faccio, so che sto andando per gradi, invece mi hanno fatto paura gli altri newcomers, sembrava di essere all’ultimo giro della Moto3, a mio avviso non si fa così. Si crea del pericolo a se stessi e agli altri, infatti la domenica siamo stati tutti convocati per un briefing straordinario riguardo a questo e hanno fatto benissimo a farlo.

 

Avete fatto modifiche sostanziali all’assetto della moto finora?

Bardelli – Mettendo a frutto gli anni di esperienza, come in qualsiasi pista vorresti subito accorciare i rapporti e ammorbidire le sospensioni, e all’inizio ho detto queste cose al team che però mi ha risposto “no, sei tu che stai andando troppo piano!”. Ma è una cosa che con anni di esperienza so perfettamente. Ho quindi chiesto e ottenuto dei piccoli accorgimenti, non ho stravolto la moto, sarei fuori di testa a chiedere a dei professionisti di cambiarmi i rapporti adesso, sono io che devo imparare. Ho solo apportato delle piccolezze come l’ergonomia della mia posizione in moto, il freno posteriore che mi piace più reattivo ma che loro mi dicono di non usare!

Capelli – Per quanto riguarda l’assetto ho aperto solo di qualche click l’idraulica delle mie sospensioni e liberato di poco il precarico di molla del mono, pensavo di dover stravolgere il mio assetto ma invece la mia R6 mi dà un ottimo feeling.

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La R6 di Nicolò Capelli con adesivi RRC e l’omaggio a Dario Cecconi.

Curinga – Inizialmente la moto sbacchettava moltissimo e abbiamo fatto una piccola modifica all’ammortizzatore di sterzo e alla molla; comunque girando in tempi alti non ho tantissimi problemi, solo questo, la sentivo muoversi troppo.

 

Avete un obiettivo come posizione o tempo per le gare?

Bardelli – Il target umanamente c’è, vorrei qualificarmi in ambedue le gare, di arrivare primo o penultimo non mi interessa (proprio ultimo no però!), io sono qui per divertirmi, niente di più. Se riesco a fare tutte e due le gare sono contento, voglio guidare in sicurezza, finora sono contento della media che ho fatto, per ora va bene!

Capelli – Il mio obiettivo per le gare è di provare a vincere e ho in testa di scendere sotto i 19 minuti. Il record di 122 mph di Malachi Mitchell-thomas sembra impossibile da raggiungere ma senza traffico durante la gara darò il massimo e sarebbe una cosa immensa avvicinarmi ai 18 minuti e 30 secondi al primo anno con un 600cc. Finora ho girato risparmiando il motore e proprio quando ho iniziato a tirare le marce al 100% durante il secondo giro di qualifiche di sabato sono rimasto a piedi per un problema alla pompa della benzina. Al primo giro, con partenza da fermo, traffico, cambiando marce a 14mila giri e soprattutto con l’idea di tirare solo al secondo giro, sono riuscito a far segnare un buon 19’33” che mi consentirà di partire in 4^ posizione. In gara mostreremo tutto il nostro potenziale e speriamo che la moto non mi abbandoni lungo i 3 giri del Mountain…

Curinga –  Sì ce l’ho, ma non lo direi mai neanche sotto tortura!

 

Un grandissimo in bocca al lupo ai nostri tre italiani!

 

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