Isola di Man, agosto 2017, Manx Grand Prix. Con Francesco Curinga e un altro amico percorriamo il tracciato del Mountain in macchina, di sera, come ennesimo allenamento. “George vai piano per piacere. George puoi rallentare? George c’è un po’ di nebbia, torniamo indietro”. Le lamentele di Curinga ci accompagnano per tutto il tempo: chi poteva credere che il giorno dopo avrebbe esordito su due ruote, su quello stesso tracciato, a velocità impensabili?
Francesco è così: umile, educato, tranquillissimo. Ma quando mette il casco e monta in sella ecco che si trasforma.
Isola di Man, agosto 2019. Al suo terzo Manx Grand Prix in carriera, Francesco Curinga ritocca il proprio record personale, si ristabilisce come italiano più veloce di sempre al Manx GP e, udite udite, centra il podio due volte con la Paton S1R. Fantastico!
L’Italia ha vissuto quest’anno una stagione d’oro nelle road races: la vittoria di Stefano Bonetti alla North West 200 e il sesto posto di Curinga da esordiente, poi il secondo posto del Bonny nel Classic TT, il debutto favoloso di Andrea Majola al Manx GP e, appunto, due podi di uno strepitoso Curinga nello stesso evento di agosto all’Isola di Man.
Quattro le gare affrontate dal pilota ligure, già pluricampione italiano ed europeo velocità in salita: la Junior e la Senior con la Honda CBR600RR Bemar Racing e le due Lightweight con la Paton privata del Team VAS di Vittorio Salerio. La Junior ha dato il giusto inizio al Manx di Francesco, con un 8° posto (su 60 piloti al traguardo!) e il nuovo record italiano a 118.123 mph di media. Più complicata la Senior Race, come ci spiegherà lui stesso, con un 13° posto finale. E poi quei due magnifici secondi posti nelle gare Lightweight in sella alla S1R, con un miglior giro a 115.212 mph. Chissà le emozioni in quel parco chiuso, chissà le emozioni su quel podio…
Francesco, quanto sei soddisfatto di questo Manx da zero a dieci?
Di sicuro non 10, perché so che devo ancora migliorare. Sono così, non mi accontento mai!
Quali erano le aspettative con la Honda e con la Paton?
Con il 600cc volevo migliorare il tempo dell’anno scorso e ce l’ho fatta, anche se non sono soddisfatto al 100%. Durante gli ultimi due giri della Senior, infatti, ho avuto un calo di prestazioni: al rifornimento ero 7°, sul traguardo sono arrivato 13°; ho mollato, ero stanco dopo la precedente gara Lightweight e inoltre ero rimasto quasi a secco nel tratto di Montagna e la moto faticava a pescare benzina. Per quanto riguarda la Junior, invece, sono contento dell’8° posto ma, analizzando i tempi, ho visto che dalla 5^ all’8^ posizione eravamo racchiusi in poco tempo, quindi avrei potuto fare un po’ di più, me lo sento. Vorrei che fosse già l’anno prossimo per riprovarci: ho capito alcuni errori che ho fatto, ho capito dove possiamo migliorare, sia io che la moto. In certi punti so che posso fare di meglio: nella parte centrale del circuito, ad esempio, perdo troppo; dall’inizio fino a Glen Helen vado bene, sulla Montagna vado bene, ma da Glen Helen fino a Ballaugh perdo molto. Devo capire perché.
Nella Lightweight invece non avevo aspettative perché non conoscevo il valore degli altri piloti e conoscevo poco la moto all’isola; certo, con la Paton avevo già fatto la North West 200 a maggio, ma il Mountain Course è tutta un’altra cosa. Non conoscendo il comportamento della moto su 60 km non sapevo cosa aspettarmi; abbiamo infatti modificato un po’ l’assetto per il Mountain.
Guidare una Honda CBR600 e una Paton S1 all’Isola di Man dà sensazioni molto diverse?
Sono due moto differenti, sia come impostazione (una più “seduta”, una meno) che come guidabilità. Entrambe ti fanno sentire comunque a tuo agio. La Honda la conosco come le mie tasche, mentre la Paton non la conoscevo sull’isola ma mi ha dato fiducia sin dalle prime curve. Però è una moto impegnativa: è molto veloce ma allo stesso tempo, appunto, più impegnativa come guidabilità. Ma è una gran moto! Il punto importante è sapersi adattare in fretta ad una moto nuova e anche ad un veloce cambio di moto, soprattutto durante le prove: non ci sono pause, scendi da una moto, sali su un’altra e ti ributti verso Bray Hill. Devi saperti adattare in fretta, resettare il cervello, lo stile di guida, i riferimenti sul tracciato. Non puoi permetterti di provare un giro, perché un giro all’Isola di Man è troppo lungo!
Durante queste due settimane al Manx hai avuto un momento di particolare difficoltà?
Non riguardante le moto. Infatti, per fortuna i nostri problemi sono stati tutti risolvibili, mentre per me la difficoltà maggiore è stata l’attesa: a causa del brutto tempo capitava di aspettare un intero giorno l’inizio delle prove, poi arrivava nel tardo pomeriggio l’annuncio della cancellazione della sessione. In questo modo passi il tempo ad aspettare, accumuli attesa e non riesci a sfogarti. E’ difficile rimanere concentrati.
Hai qualche altra gara in programma per terminare la stagione?
Sì, tra due settimane sarò a Frohburg, in Germania, per l’ultima tappa dell’IRRC. Correrò con il CBR Bemar Racing.
Progetti per il 2020? Pensi al TT o ad un altro ritorno al Manx?
Ora come ora ti dico che penso al ritorno al Manx GP. Dovremo valutare il budget, ma mi piacerebbe fare ancora la North West 200 e qualche tappa in più dell’IRRC. Queste gare mi piacciono molto, ma sono un pò frenato dalla distanza e dagli spostamenti. Mentre tra TT e Manx direi il Manx perché… abbiamo ancora un conto in sospeso! Preferisco fare dei buoni risultati al Manx piuttosto che fare numero al TT. E poi ad agosto l’ambiente di Manx e Classic TT è bellissimo: quest’anno ho visto McGuinness esultare dopo il primo posto nel Classic come se avesse vinto il Senior TT; e la vittoria di Bruce Anstey? Da lacrime! I piloti ci mettono lo stesso impegno e agonismo, non credo che Classic TT/Manx GP siano da considerare inferiori al TT.
L’Isola di Man e un italiano che va forte: come sono le reazioni?
I britannici sono fantastici. L’ho notato subito e apprezzato molto: se sei una brava persona, ti comporti bene e li rispetti ottieni subito le loro simpatie, anche al di là dei risultati. Se poi ci sono anche quelli, non c’è invidia, anche tra i piloti. Sono appassionatissimi, riconoscono il tuo valore. Pensa che quest’anno il veterano Andy Farrell ha visto che debuttavo tra le Lightweight e mi ha detto: “Seguimi per un giro, stai con me”!
Concludo con un grande ringraziamento a Bemar Racing, a VAS, ai miei meccanici, alla mia famiglia e a tutte le persone che mi sostengono.
Bravo Francesco, continua così!
“Seguimi per un giro e stai con me ” vale un campionato intero !
Bravo Francesco,chi semina simpatia la raccoglie
Grande Francesco!
Grande Francesco purtroppo risultati del genere vengono apprezzati solo dagli appassionati e non hanno il clamore che meritetebbero.bravo davvero