Manx GP, intervista ad Andrea Majola: che newcomer!

Ricordo ancora quella sera, seduti al bancone del pub con una birra in mano e il computer davanti a noi. Io e Andrea Majola inviammo la sua iscrizione al Manx Grand Prix: sembrava un sogno, e il sogno si è trasformato in realtà. Correre all’Isola di Man è qualcosa a cui molti piloti e motociclisti ambiscono, ma che solo in pochi riescono a fare. E in pochissimi riescono a farlo così bene come ha fatto “Majo”. 

La storia del suo esordio al Manx Grand Prix lo scorso agosto è, per la verità, dolceamara: in sella alla Paton VAS di proprietà di Vittorio Salerio, il ligure Majola ha partecipato alla categoria Newcomers B e a quella Lightweight; la prima con tutti gli altri esordienti alla guida di 650cc bicilindriche, la seconda anche con piloti più esperti.

Già nelle prove Majola ha fatto scalpore: primo, anzi, primissimo, con un distacco sul secondo quasi imbarazzante. 4, 5, 6 miglia orarie di media in più ad ogni turno rispetto al diretto inseguitore. Passi una moto veloce come la Paton, ma ci deve essere anche una gran “manetta” per una prestazione del genere. La gara dei Newcomers B, ormai, sembrava una formalità: chi avrebbe potuto fermare il fortissimo italiano?

Un banale guasto alle bobine di accensione. Al primo giro di gara, mentre Andrea si trovava in testa con oltre 40 (quaranta!) secondi di vantaggio.

Un sogno infranto. Risolto in seguito il problema, Majo e la Paton VAS si sono schierati in griglia per la gara Lightweight, assieme a piloti con maggiore esperienza all’Isola di Man. 111.702 mph di media il suo miglior giro e un quarto posto finale dietro a James Hind, Francesco Curinga e David Butler. Certo, la delusione per la vittoria sfumata è stata enorme, poiché la gara degli esordienti è solo una nella vita; ma chi sa leggere tra le righe (e tra le classifiche) capirà l’enorme valore di questo quarto posto al debutto.

 

Andrea, racconta: è davvero così emozionante come ti aspettavi correre sul Mountain Course? Riesci a descrivere la sensazione?

Molto molto meglio. E’ una cosa fuori di testa. Quando sali in moto per il primo giro ti senti quasi morire dentro, dopo un po’ mi sono addirittura accorto che non stavo respirando talmente ero concentrato! E’ una sensazione indescrivibile, fuori di testa, in senso positivo ovviamente.

 

In primavera hai partecipato alla giornata dedicata ai Newcomers girando il tracciato in macchina, ma a strade aperte. Quanto ha aiutato? Oltre a questo, come ti sei preparato per affrontare il Manx?

Aver già messo le ruote sul tracciato conta tantissimo. Sono andato appunto al weekend dei Newcomers ma poi mi sono fermato qualche giorno in più, sapendo che a differenza degli inglesi che sono più vicini io non potevo tornare. Quindi ho cercato di far tesoro di ogni parola che mi veniva detta, ho cercato di memorizzare tutti i riferimenti. E nonostante poi non abbia guardato molti onboard, una volta partito per il primo giro di prove mi ricordavo tutto! E’ una cosa che mi interessa così tanto che è come se durante quel weekend il mio cervello avesse fotografato tutto. Per il resto, per quanto riguarda la preparazione fisica sono solo andato un po’ in bici…poi qualche birra e sigaretta! 

 

Avevi qualche obiettivo o aspettativa? 

No, la mia teoria era quella di fare la mia gara concentrato su di me, senza avere obiettivi. Dopo il primo turno vero (non quello sul bagnato) mi sono accorto di avere già un bel vantaggio ma non mi interessava, ero convinto che gli altri si stessero conservando per la gara. Poi la gente ha iniziato a dirmi che avrei vinto facilmente ma io non l’ho mai dato per scontato… 

 

E arriviamo al punto dolente, il ritiro mentre ti trovavi in testa nella gara dei Newcomers B.

Ne ho provate di sensazioni brutte nella mia vita, ma questa le ha battute tutte… Durante il primo giro, mentre ero in testa, sono arrivato a Parliament Square a Ramsey e in uscita di curva mi sono accorto che la moto si comportava in modo strano. Mi è andato il cuore in gola. La moto non andava oltre i 40 km/h, non capivo cosa stava succedendo, era come se fossi stato catapultato in un incubo. Ho provato a continuare, poi mi sono fermato e ho spento la moto. L’ho riaccesa e sembrava funzionasse, i commissari mi hanno fatto ripartire ma subito ha ripreso ad avere problemi e mi sono fermato di nuovo. In quel momento è passato il secondo. Non mi vergogno a dirlo, sono scoppiato a piangere. Avevo un sogno in mano e me lo sono visto sparire così. La gente attorno provava a consolarmi, mi faceva domande ma io non capivo niente, piangevo come un disperato. Intanto vedevo passare gli altri piloti e ogni moto che passava era una pugnalata al cuore. Poi ho riacceso la moto e ho deciso di tornare al paddock, altrimenti avrei aspettato troppo. Ho preso la strada costiera che passa da Laxey, ma quando sono arrivato a Douglas mi sono perso; ero fermo ai semafori con la gente attorno che faceva foto, io con questa Paton da gara che giravo e giravo, finché finalmente sono riuscito ad arrivare al paddock. Lì all’ingresso non mi volevano neppure fare entrare ma…diciamo che sono entrato! 

 

A parte il guasto, che è stato poi risolto, come ti sei trovato a guidare la Paton?

Bene! Io non ho molte pretese, mi adeguo a qualsiasi moto, qui non ho praticamente cambiato niente a parte due giri di molla perché gli ammortizzatori erano un po’ troppo rigidi. Mi sono trovato bene!

 

Parliamo ora della gara Lightweight: ti sei consolato con quello strepitoso quarto posto? 

All’inizio ero ancora arrabbiato per la gara dei Newcomers, ma mentre scendevo da Bray Hill al primo giro mi sono detto: “no Andrea, rilassati e fai quello che puoi”. I ragazzi del Team Martimotos che mi facevano il pit stop (il vincitore della Newcomers A Pierre Bian mi faceva rifornimento!) mi hanno detto che ero in quarta posizione ma credevo di non aver capito bene… Poi al termine della gara sono entrato al parco chiuso e me lo hanno detto di nuovo…e anche lì ho pianto! Perché sei lì, sei intero, hai la moto intera, sei arrivato quarto alla tua prima volta. Ma solo nei giorni successivi ho realmente capito il valore di quel risultato. 

 

Qual è il punto del tracciato che ti è piaciuto di più?

Il salto velocissimo di Ballacrye e la discesa dalla montagna!

 

Prossime gare dell’anno e obiettivi 2020?

Questo fine settimana sarò all’ultima tappa IRRC di Frohburg, sempre con la Paton VAS. Poi se riesco mi piacerebbe fare l’Endurance a novembre al Mugello. Vorrei ringraziare moltissimo chi mi ha dato l’opportunità di vivere questa avventura, partendo da Vittorio Salerio e dai miei sponsor e partner tecnici Biraus Pub, Alpinestars e Xlite. E poi ovviamente la mia famiglia e una persona di cui non faccio il nome ma che mi è stata molto vicina nei momenti difficili.

Il 2020 invece è un’incognita: mi piacerebbe ovviamente tornare al Manx, ma il problema del budget è un problema serio che non so se riusciremo a risolvere. Vedremo!

 

Avete capito? Se qualcuno di voi avesse la possibilità e la volontà di aiutare questo giovane promettente si faccia avanti!

Complimenti Majo!

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2 reazioni a Manx GP, intervista ad Andrea Majola: che newcomer!

  1. Gabriele Pezzotta ha scritto:

    Col Team Martimotos c’eravamo anche io, Gabriele Pezzotta ed il mannese Tommy. Cosa abbiamo fatto? Prima di tutto abbiamo calcolato quanti secondi avremmo dovuto contare per avere i litri necessari nel serbatoio, poi abbiamo dettato i tempi durante il rifornimento come si vede chiaramente dal video. Quinto pitstop più veloce, si sarebbe potuto far meglio ma un po’ di margine ho dovuto prenderlo, in quanto non sapevo esattamente quando Charly, diventato il mio miglior alunno nella gara vinta da Pierre, avesse iniziato ad erogare e se avesse tenuto aperto al massimo per tutto il tempo. 🙂 Per dovere di cronaca, il nostro pilota di punta si era fermato per il rifornimento poco prima (quarti più veloci), poi dopo abbiamo gestito direttamente altri due pitstop. C’è tanto da raccontare anche dietro le quinte e senza l’aiuto di tutti sull’Isola di Man non si va lontano in sicurezza, basta un pitstop fatto male per far perdere serenità o (purtroppo accade) peggio. 🙂

    • Gabriele Pezzotta ha scritto:

      Avessimo sbagliato a contare, Andrea e gli altri tre nostri piloti non avrebbero finito le gare. Sull’Isola di Man regna sovrana la frase” if you want finish first first you have to finish!”. 🙂

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