L’esperienza è di quelle che ti rimangono nel cuore, che ti segnano, che racconterai per molto tempo. Fatta di risate, emozioni, nuovi amici e ovviamente loro, le moto.
Fa un certo effetto vedere le bellissime BMW Ice Valley, Ducati Riders, Tyco Suzuki, Honda SMT e tutte le altre Superbike sfrecciare tra gli inconfondibili guard rail gialli e neri di Macao, anziché tra i prati delle altre road races.
Al MacauGP, però, le moto sono un evento di contorno, le vere protagoniste sono le auto: WTCC, Formula3, GT Cup. I box per le Superbike sono pochi e usati anche da quattro piloti assieme; ma forse è anche questo che contribuisce a rendere più intima l’atmosfera nella piccola famiglia dei motociclisti, nel grande evento dall’altra parte del mondo.
Macao è un posto strano, con i suoi incredibili hotel illuminati, i casino che ne fanno “la Las Vegas cinese”, le piccole piazze in puro stile portoghese, le vie invase da insegne, odori e suoni. Una città che sembra quasi non accorgersi di ciò che succede all’interno dello stretto Circuito da Guia, una città in cui non si respira la pura aria di road racing come altrove; ma sede di un evento mondiale che arricchisce non poco il palmarès dei piloti che qui vengono invitati.
Primo fra tutti Michael Rutter, quarantenne inglese Re incontrastato del Guia, recordman di vittorie che quest’anno mette a segno il suo ottavo MacauGP in carriera; in sella alla Honda SMT bianca e verde, Rutter taglia il traguardo della gara di domenica mentre le tante luci della città già si stanno accendendo, in un’insolita atmosfera non priva di sospiri di sollievo: la gara, almeno quella, è andata liscia. La bandiera a scacchi sventola poi per Martin Jessopp, ventisettenne di Yeovil che porta ancora una volta la Ducati Riders Motorcycles sul secondo gradino del podio di Macao, mandando in pensione la sua 1198 con una corona d’alloro. Una gara strepitosa per Jessopp, una gran rimonta dopo una pessima partenza, fino a mettere la bella Ducati nera alle spalle dell’ex compagno di squadra Michael Rutter. Completa il podio tutto britannico Simon Andrews, molto applaudito, che scaccia i ricordi dell’infortunio al TT tagliando il traguardo in terza posizione con la sua BMW Ice Valley.
Ma la festa è per tutti, perché arrivare in fondo a questa gara è già una vittoria, mentre la tensione si scioglie al tramonto con tanti abbracci e sorrisi.
In mezzo a tutto questo, però, c’è una ferita, il lato grigio del 46° MacauGP: il Circuito da Guia non perdona, la gara più pericolosa del mondo non permette errori e anche quest’anno conta le sue vittime. Luis Carreira perde la vita sbattendo violentemente contro il guard rail alla Fisherman’s Bend, mentre la sua moto prende fuoco: tutti immaginano, nessuno parla, in un clima di rassegnazione che fa male ma che è necessario. Per i piloti, che devono andare avanti, senza farsi condizionare troppo dagli eventi. Sono consapevoli che ciò potrebbe accadere anche a loro, ma sanno a cosa vanno incontro, è una loro scelta. Quante volte si sente dire “è morto facendo ciò che più amava”. E’ questa la loro filosofia. Una filosofia che regge, però, fino ad un certo punto.
La mattina di giovedì 15 novembre a Macao il box n.40 era vuoto: le prove libere della Superbike erano in corso, ma non trovare i due meccanici di Stefano Bonetti al loro posto era già un brutto presagio. Capire poi cosa fosse successo, attendere notizie per quasi venti ore di operazione e infine vedere Stefano in un letto di ospedale lontano da casa, in Cina… E’ stato qualcosa che ha portato tante domande anche nella testa dei veri appassionati. Dopo una grande stagione che aveva fruttato l’invito a Macao, dopo tanti sacrifici e speranze, il sogno si è infranto a causa di un freno non funzionante, alla curva della Polizia alle 7.40 del mattino.
Tutto intorno le notizie si rincorrevano veloci e imprecise, soprattutto in rete, dove il rispetto per ciò che accade e per i sentimenti altrui troppo spesso viene a mancare.
Stefano arriverà in Italia martedì 27 novembre, scortato dai suoi due meccanici Popy e Pippo, due persone fantastiche che non l’hanno abbandonato un istante. Tornerà di sicuro determinato e forte come sempre, mentre i suoi tantissimi tifosi lo aspettano presto al suo posto, in moto.
Ripensare a questi momenti dà un brivido. Ma un brivido che si confonde poi con l’immagine di queste corse, le emozioni, la passione. E solo chi riesce a sentire questo brivido può capire davvero.