Intervista a James Cowton, vincitore del Duke Road Race Rankings

Kilham, East Yorkshire. Il telefono di casa Cowton squilla e gentilmente ci viene riferito che James sarà da noi tra pochissimo. E’ in garage, a lavorare alla moto. 

Il giovane James Cowton è una delle nuove stelle delle road races, un nome che sicuramente sentiremo spesso in futuro.

23 anni, inglese, con le corse su strada nel sangue, James debutta al Manx Grand Prix dell’Isola di Man nell’agosto 2012, vincendo la Newcomers Race C. La sua prestazione non passa inosservata e l’anno successivo sarà in sella alla Kawasaki KMR Supertwin di Ryan Farquhar, affrontando per la prima volta la North West 200. Durante la stagione James partecipa nuovamente al Manx GP, oltre a Scarborough e varie Nationals, piazzandosi al 6° posto finale nel Duke Road Race Rankings.

Il 2014 segna finalmente il suo debutto al Tourist Trophy, dove Cowton conquista subito il 3° gradino del podio nella classe Lightweight, in sella alla ER650 Stewart Smith. La stagione si arricchisce inoltre della vittoria con lap record al Pre-TT del Billown Circuit, della doppietta al Barry Sheene Festival di Scarborough, delle 3 vittorie da newcomer all’Ulster GP, più altri ottimi risultati nelle Nationals Road Races. Il tutto in sella al CBR1000RR SJP Moto, al suo CBR600 Cowton Racing e alla Yamaha TZ250 Peter Berwick.

Ciliegina sulla torta, a fine stagione James viene dichiarato vincitore del Duke Road Race Rankings, sorta di campionato su strada istituito nel 2002 da Peter Duke e composto quest’anno da 25 round (dalla Spring Cup di Scarborough ad aprile al Macau GP di novembre). Il nome di James Cowton va perciò ad affiancarsi a quelli ben noti di Ian Lougher, Ryan Farquhar, Conor Cummins, Michael Dunlop, tutti vincitori del DRRR.

Ecco di seguito la nostra chiacchierata con il giovane talento inglese.

 

James, hai appena concluso una stagione sensazionale. Hai conquistato diversi podi e vittorie e, soprattutto, hai vinto il Duke Road Race Rankings. Come consideri quindi questo tuo anno nelle road races e qual è stato il momento migliore?

Diciamo che solitamente non mi pongo un obiettivo particolare. Si tratta solamente di andare e dare il massimo. Credo che il momento migliore della stagione sia stato il terzo posto al Tourist Trophy. Sostanzialmente siamo andati avanti con il lavoro che avevamo svolto l’anno prima al Manx GP, ma non ci aspettavamo di conquistare un podio. Sì, direi che quello è stato l’apice. Certo, ci sono stati anche dei momenti negativi, ma abbiamo avuto molte soddisfazioni. Persino nei circuiti a noi nuovi abbiamo fatto un ottimo lavoro ed eravamo là davanti.
 
Hai detto di avere avuto alti e bassi. A cosa ti riferisci quanti parli di “bassi”? Cosa non ti ha soddisfatto durante la stagione?

Dal momento che abbiamo sempre spinto per stare davanti, è normale trovarsi ogni tanto per terra. Sono caduto nella gara della Superbike al TT, fortunatamente senza conseguenze. Si può fare a meno di queste cose, certo. Direi che le delusioni sono state a causa di alcuni passi falsi che ho fatto e per delle cadute come al TT. Abbiamo poi rotto il motore a Scarborough, durante la Gold Cup, dovendo poi saltare l’intera gara, ma mi sono divertito con la mia 600cc. Queste cose ti rodono, ma siamo ancora qui a divertirci e questo è l’importante!
 
Parliamo dell’Isola di Man: hai fatto il Manx Grand Prix lo scorso anno e hai partecipato come newcomer al TT durante questa stagione. Quali grandi differenze hai trovato tra i due eventi?

Il Manx è ovviamente una gara più “privata”, fatta da piloti che vanno a correre con i loro furgoni o in camper, mentre al TT vedi i grandi camion dei Team e c’è molta più copertura. Al primo momento ti intimorisce un po’, ma tutto migliora quando inizi a conoscere le persone. Al TT vedi i top riders, come McGuinness o Hillier, ed è una bella sensazione quando riesci a spingere forte e inizi a mischiarti con loro. E’ soddisfacente, ma soprattutto è bello il fatto che se hai un problema puoi parlarne con tutti ,anziché faticare da solo. Ed è sempre importante confrontarti con piloti più veloci di te. Direi che c’è una differenza notevole tra i due meeting. Al TT corri contro i migliori piloti sulla piazza e questo ti sprona ad andare ancora più forte. E, cosa molto importante, al TT non capita di incontrare piloti molti più lenti come capita al Manx, magari nei punti ciechi del tracciato. Questo è uno dei miei incubi!
 
Che programmi hai per il 2015? Hai intenzione di proseguire con gli stessi team e le stesse moto?

No. Quest’anno ho sostanzialmente guidato per me stesso e con il team Stewart Smith nella categoria Lightweight. Il prossimo anno, invece, avrò un team tutto nuovo, chiamato DTR Racing, ovvero Danny Tomlinson Racing. E’ la prima volta che Danny gestisce un team, ma ha sempre fatto parte dell’ambiente aiutando piloti ed ora che è venuto il suo momento abbiamo deciso di legarci a lui. Userò la 1000cc Superstock, la 600cc Supersport e la Supertwin 650cc.
Interessante!
 

Pensavamo andassi a Macao quest’anno, ma non è stato così. Puoi dirci qualcosa di più?

Molti team mi hanno offerto di andarci, ma quando abbiamo fatto richiesta all’organizzazione di Macao non mi hanno accettato. Mi hanno detto che non avevo abbastanza esperienza per correre, il che è abbastanza buffo, ma così è. Spero di andarci il prossimo anno o in futuro!
 
Lo speriamo davvero. Certo è che, per un fresco vincitore del Duke Road Race Rankings, non essere accettato a Macao è piuttosto singolare…

Dici bene! Se l’andarci o il non andarci avesse compromesso la mia posizione in classifica me la sarei presa molto di più. Tuttavia, con Dean (Harrison, il suo più diretto inseguitore in campionato, ndr) fuori dai giochi me ne sono fatto una ragione. Sarebbe stato bello andarci e guidare, certo, ma a volte bisogna vedere i lati positivi di ogni situazione. Diciamo che non voglio mettermi fretta, dopotutto ho solo 22 anni. Lo farò più avanti in futuro.
 
E’ nel tuo programma 2015?

Possibilmente, sì.
 
Quanto è difficile per un giovane talento come te trovare degli sponsor per correre nel Regno Unito?

Credo che più dell’ottanta per cento dei miei sponsor siano persone del posto che vogliono aiutarmi solo per il gusto di farlo. Certo, se guardi i top riders, loro hanno sponsor che li seguono per un ritorno di immagine e per pubblicità. Mi è capitato di cercare degli sponsor, ma non è così facile trovarli. Devo ammettere, però, che quando ti trovi nella mia situazione le cose si fanno più facili, perché è la gente a rincorrere te, piuttosto che il contrario. Come ho detto, persone come McGuinness non vanno a cercarsi gli sponsor, quando sali di livello diventa tutto ovviamente più semplice.
 
Parliamo un po’ di te, James. Perché hai deciso di intraprendere un carriera nelle road races piuttosto che nei circuiti chiusi? Senti qualche attrazione o qualche legame particolare con le gare stradali?

(Ride) Quando mi capita di andare in un circuito qui, vicino a casa, dopo un po’ mi trovo a girare sempre allo stesso modo e sullo stesso tracciato. Chiaramente è tutto molto bello perché mi diverto sempre in moto, ma quando vai al TT hai una scarica di adrenalina che ti stampa un sorriso sulla faccia! Quello che fai al TT ti dà veramente una scarica. Non molti piloti praticano entrambe le discipline. Direi che ciò che mi ha indirizzato verso le road races è stata la mia famiglia, che ha partecipato a tutti gli eventi di Scarborough praticamente da quando sono iniziati. Mio padre ci ha sempre corso, di conseguenza io ci sono andato sin da bambino, ad ogni singolo meeting. Prima di entrare nelle road races, però, ho fatto molto motocross.
 
Quindi sei nato e cresciuto in un ambiente di moto…

Assolutamente, è nel mio sangue! All’inizio ero appassionato di motocross e sono anche entrato nella categoria esperti. Nel frattempo mio padre continuava a gareggiare su strada ed è stato quello a farmi fare il balzo. Ho iniziato con i circuiti chiusi, per avere l’abilitazione a correre su strada, poi ho preso parte a varie gare all’Oliver’s Mount, finendo anche sul podio al mio primo meeting. Successivamente ci siamo orientati verso l’Isola di Man e le cose si sono evolute. Abbiamo raggiunto una serie di successi e io mi sto divertendo molto, quindi andiamo avanti su questa strada.
 
Cosa fai nella vita di tutti i giorni, al lavoro, agli allenamenti?

Sono un carpentiere e un muratore. Mio padre ha una sua impresa che porta avanti da quando ha lasciato la scuola, quindi io mi sono aggregato. Lui mi segue ovunque, anche alle gare, ed è sempre al mio fianco. Quando siamo lontani da casa abbiamo altre persone che gestiscono l’attività per conto nostro. Per quanto riguarda l’allenamento, tutto dipende da ciò che stiamo facendo e dove. Vedi, solitamente svolgiamo dei lavori molto fisici, quindi non necessito di ulteriore allenamento. Ma se non stiamo facendo un lavoro estenuante mi tengo in forma con la bici o la piscina. Quando la stagione finisce, poi, mi alleno molto con la moto da cross, giusto per mantenere la forma.
 
Quindi non sei un fanatico della palestra?

No, non mi piace la palestra. La trovo noiosa. L’unica cosa che apprezzavo era la rowing machine, così me ne sono comprata una da tenere in casa e che uso una volta ogni due giorni. Cerco sempre di impostare un mio piano di allenamento, ma dal momento che sono un muratore e sono spesso a contatto con lavori faticosi, cerco anche di ottimizzare quello che faccio, ovvero fare il necessario. Capisci cosa intendo…
 
Certamente! Grazie mille James per la bellissima chiacchierata e congratulazioni per la tua stagione!

Grazie a voi ragazzi, ci vediamo l’anno prossimo!

 

 

(Foto: Benedetta Zaccherini – Life While I Ride)

 

 

 

 

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Una reazione a Intervista a James Cowton, vincitore del Duke Road Race Rankings

  1. Oreste ha scritto:

    James,questo ragazzo dall’intervista personale risulta un puro sangue e inoltre ha già dimostrato il suo valore sono convinto che crescerà fortemente.

    Saluti

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